[I cattivi a volte si riposano, gli imbecilli mai. Eros Drusiani] Alla commemorazione della firma delle leggi razziali, fatto storico avvenuto nella tenuta di San Rossore il 5 settembre 1938, scoppia la polemica con la Comunità ebraica dopo che il presidente locale di Anpi Bruno Possenti ha fatto nell'orazione riferimenti alle azioni di Israele contro i palestinesi. Ovviamente nessuna parola di solidarietà nei confronti dei morti vittime della guerra in Sudan, Yemen, Congo e Ruanda … lì i morti non sono palestinesi dunque possono morire. In particolare ha detto che "al binario 21 quando deportavano ebrei c'era anche troppa indifferenza e anche oggi non si può restare indifferenti di fronte al massacro di un popolo". Frasi "intellettualmente disoneste" per il presidente della Comunità ebraica Andrea Gottfried che ha rinunciato a parlare. "Mai più dove c'è Anpi", ha detto. Alla cerimonia, promossa dal Comune e svoltasi nel parco di San Rossore, erano presenti anche il sindaco di Pisa, Michele Conti, il presidente della Provincia, Massimiliano Angori, e il presidente del Parco, Lorenzo Bani. Ricordando gli effetti delle leggi razziali sugli ebrei, Conti li ha definite "vittime di un'ideologia tanto assurda quanto criminale che classificava gli uomini e le donne di religione ebraica come una 'razza' nemica e come tali da estirpare, insieme ad altre categorie, quali i rom, gli omosessuali, i testimoni di Geova, i dissidenti politici: un abominevole piano di persecuzione e sterminio che trovò terreno fertile e si affermò nel nome di una dittatura, il nazismo in primo luogo ma di cui fu complice anche il fascismo, come ha recentemente ricordato anche la premier Giorgia Meloni". "Non ce l'ho con il Comune - ha aggiunto Gottfried rispetto agli attacchi dell'Anpi a Israele - che anzi ha assistito con imbarazzo al comizio politico dell'Anpi che, evidentemente, non solo a livello nazionale ma anche locale ha deciso di approfittare di ogni occasione possibile per propagandare le sue idee politiche, per questo abbiamo già informato l'amministrazione comunale che non parteciperemo mai più a iniziative insieme all'Anpi". Infine, il presidente della comunità ebraica di Pisa ha stigmatizzato "questo tentativo di mischiare i piani" della storia "in un giorno in cui si ricordano gli effetti dell'antisemitismo, dimostrando così che quello che le anime belle chiamano antisionismo è in realtà una condotta antisemita"."Dal Sudan e in particolare dal Darfur, giungono notizie drammatiche, a El-Fasher numerosi civili sono intrappolati nella città, vittime di carestie e violenze; una frana devastante ha causato moltissimi morti lasciando dietro di sé dolore e disperazione e come se non bastasse la diffusione del colera minaccia centinaia di migliaia di persone già stremate. Presidi e cortei in molte città italiane, sabato, in occasione della mobilitazione nazionale 'Fermiamo la barbarie', in solidarietà alla popolazione di Gaza e all'iniziativa umanitaria della Global Sumud Flotilla. Ad organizzare l'iniziativa la Cgil, con l'adesione di associazioni, partiti e movimenti. Da Trieste a Cagliari, da Torino ad Ancona, in piazza striscioni, bandiere palestinesi e barchette di carta, a simboleggiare la flottiglia diretta verso Gaza. Nessun corteo di solidarietà a favore del Sudan. Potrebbe essere di 1.500 civili morti il bilancio dell'attacco al più grande campo profughi del Sudan avvenuto ad aprile, in quello che si configurerebbe come il secondo peggior crimine di guerra del catastrofico conflitto in atto nel Paese. Lo rivela una inchiesta del Guardian sull'attacco durato 72 ore dalle Forze di Supporto Rapido (Rsf) paramilitari al campo di Zamzam nel Darfur settentrionale, il più grande del Paese. Sulla base di testimonianze direttamente raccolte, risulta che centinaia di civili rimangono dispersi e che il massacro è stato accompagnato da esecuzioni di massa e rapimenti su larga scala. Secondo le stime elaborate dal Guardian, l'attacco delle Rsf sarebbe secondo solo a un analogo massacro etnico avvenuto nel Darfur occidentale due anni fa. La guerra tra le Rsf a guida araba e l'esercito sudanese, scoppiata nell'aprile 2023, è stata caratterizzata da ripetute atrocità, costringendo milioni di persone ad abbandonare le proprie case e causando una delle più grandi crisi umanitarie al mondo. Finora, i resoconti sull'attacco a Zamzam tra l'11 e il 14 aprile avevano indicato che fino a 400 civili non arabi erano stati uccisi durante l'attacco durato tre giorni e l'Onu aveva quantificato le vittime in "centinaia". Tuttavia, un comitato istituito per indagare sul bilancio delle vittime ha finora "contato" più di 1.500 vittime nell'attacco, avvenuto alla vigilia di una conferenza di pace promossa dal governo britannico a Londra. Mohammed Sharif, membro del comitato e membro della precedente amministrazione di Zamzam, ha affermato che il totale finale sarebbe significativamente più alto, con molti corpi ancora da recuperare dal campo, ora controllato dalle Rsf. Almeno 2.000 residenti di Zamzam, ha aggiunto, risultano ancora dispersi. Sono più che mai vicino alla popolazione sudanese, in particolare alle famiglie, i bambini, gli sfollati". Lo dice all'udienza generale, papa Leone che lancia un forte appello: "Rivolgo un appello accorato ai responsabili e alla comunità internazionale - scandisce - affinché siano garantiti corridoi umanitari e si attui una risposta coordinata per fermare questa catastrofe umanitaria. È tempo di avviare un dialogo serio, sincero e inclusivo tra le parti per porre fine al conflitto e restituire al popolo del Sudan, speranza, dignità e pace". Due anni sono trascorsi dal 15 aprile 2023, quando è esplosa in Sudan la guerra. Una guerra dimenticata, che non fa notizia – con poche eccezioni– e che continua a uccidere, affamare, distruggere. È la più grave catastrofe umanitaria nel mondo: 30 milioni di persone – due terzi della popolazione – hanno bisogno urgente di aiuto.Tra Khartoum e il Darfur, il conflitto tra le Forze Armate Sudanesi (SAF) e le Forze di Supporto Rapido (RSF) ha ridotto città intere in cumuli di macerie, sfollato oltre 8,6 milioni di persone all’interno del Paese, costretto 3,9 milioni di profughi in fuga nelle nazioni vicine. Le donne e i bambini sono le vittime più vulnerabili. Le violenze sulle donne sono dilaganti; 17 milioni di bambini sono senza scuola da più di un anno, 3,7 milioni soffrono di malnutrizione acuta. Un bambino su tre sotto i cinque anni mostra ritardi nella crescita. La fame è fra gli effetti più crudeli della guerra: 24 milioni di persone affrontano ogni giorno la fame, di cui 8 milioni in condizioni emergenziali e oltre 600mila in stato di carestia conclamata. Il collasso delle attività agricole, l’impossibilità di consegnare aiuti umanitari e la speculazione sulle risorse aggravano un quadro già drammatico. A peggiorare la situazione, la crisi sanitaria: il 60% della popolazione non ha accesso a cure mediche. Colera, malaria e dengue dilagano. Gli ospedali sono bersagliati, il personale sanitario intimidito o ucciso. I disturbi mentali si moltiplicano tra i rifugiati, ma solo il 15% può ricevere supporto psicologico. E mentre i sudanesi sopravvivono e muoiono nel silenzio del mondo, gli appelli della Chiesa e della società civile si alzano per rompere l’indifferenza. La rete Caritas, con l’aiuto delle comunità locali e di organizzazioni partner, continua a distribuire cibo, acqua, kit igienici, cure mediche e supporto psicosociale. Ma le risorse sono insufficienti. Il Piano di Risposta Umanitaria delle Nazioni Unite per il Sudan è ampiamente sottofinanziato anche a causa dei tagli agli aiuti americani. Milioni restano senza alcun sostegno. Caritas Italiana sostiene questi interventi e si unisce agli appelli che chiedono un immediato cessate il fuoco, l’interruzione di ogni fornitura di armi a tutti i contendenti, la protezione dei civili, la garanzia di un accesso sicuro e senza ostacoli all’assistenza umanitaria e un impegno più deciso ed efficace della comunità internazionale per prevenire la disgregazione del Sudan e riattivare un processo di pace e di transizione democratica in mano ai civili. Si chiede inoltre la tutela del diritto di asilo dei rifugiati e l’aumento dei fondi per il Piano di Risposta Umanitaria delle Nazioni Unite garantendo fondi flessibili che possano essere incanalati verso gli attori locali, le ONG locali e le organizzazioni religiose. Serve una risposta collettiva, coraggiosa e compassionevole. Perché nessuna guerra, per quanto lontana dagli schermi, deve essere dimenticata.
sabato 6 settembre 2025
Nursing Up 24 ore di sciopero
[La malvagità, si dice, la si sconta nell’altro mondo; ma la stupidità in questo. Arthur Schopenhauer] Fallito il tentativo di conciliazione al tavolo del prefetto di Cagliari, il Nursing Up Sardegna ha proclamato uno sciopero di 24 ore del personale del comparto sanità dell'Arnas Brotzu da attuarsi nella prima decade di ottobre. Secondo il sindacato degli infermieri, "l'arrivo del nuovo commissario straordinario non ha creato nessuna nuova prospettiva di miglioramento per le emergenze attuali sulle condizioni di lavoro quotidiane del personale infermieristico. Chi può scappa verso altre aziende e chi rimane si rivolge al sindacato. Lungo l'elenco delle rivendicazioni del Nursing Up: demansionamento e dequalificazione professionale dei professionisti sanitari infermieri e ostetriche per carenza o assenza del personale di supporto; mancato pagamento o recupero delle migliaia di ore lavorate in eccedenza; non corretta valorizzazione delle ore di lavoro da assegnare in relazione ai congedi retribuiti per la legge 104; numero di personale infermieristico in servizio nei reparti inferiore di diverse unità al numero previsto dall'accreditamento regionale; mancata sostituzione del personale presente in pianta organica dimesso o pensionato; presenza nella quasi totalità dei reparti di degenza di un numero di posti letto in pianta stabile dedicati all'attività di routine superiore a quelli dichiarati e assegnati dalla Regione Sardegna alle diverse specialistiche; a Assenza dell'infermiere nel servizio Tac del San Michele nei turni notturni infrasettimanali, nei diurni e notturni dei festivi e nelle; gestione impropria del personale addetto all'assistenza nei reparti di degenza per funzioni logistiche di presidio. "L'insieme delle situazioni descritte - spiega il responsabile regionale della sigla, Diego Marracino - rendono il contesto lavorativo dei professionisti sanitari in servizio nei reparti di degenza estremamente negativo e dannoso. Il mancato rispetto delle norme contrattuali, degli accordi sottoscritti, delle sentenze, degli impegni assunti dall'Arnas Brotzu, la mancata risposta alle numerose segnalazioni sulle criticità dei diversi reparti di degenza rendono vano un normale confronto sindacale".
Multa a Google
[Il male che c’è nel mondo viene quasi sempre dall’ignoranza, e le buone intenzioni possono fare altrettanto danno della cattiveria se mancano di comprensione. Albert Camus] La commissione europea ha inflitto a Google una multa di 2,95 miliardi di euro per aver violato le norme Antitrust dell’Ue distorcendo la concorrenza nel settore delle tecnologie pubblicitarie. Lo ha fatto favorendo i propri servizi di tecnologia pubblicitaria display online a scapito dei fornitori concorrenti di servizi di tecnologia pubblicitaria, degli inserzionisti e degli editori online. La commissione ha ordinato a Google di porre fine a queste pratiche di auto-preferenza e di attuare misure per porre fine ai suoi conflitti di interesse intrinseci lungo la catena di fornitura dell’adtech. Google ha ora 60 giorni di tempo per informare la commissione su come intende procedere. “La decisione odierna dimostra che Google ha abusato della sua posizione dominante nell’adtech, danneggiando editori, inserzionisti e consumatori – ha detto Teresa Ribera, vicepresidente esecutiva dell’Ue per una Transizione pulita, giusta e competitiva – questo comportamento è illegale secondo le norme Antitrust dell’Ue. Google deve ora proporre una soluzione seria per risolvere i suoi conflitti di interesse e, se non ci riuscirà, non esiteremo a imporre misure rigorose. I mercati digitali esistono per servire le persone e devono essere fondati sulla fiducia e sull’equità. E quando i mercati falliscono, le istituzioni pubbliche devono agire per impedire agli attori dominanti di abusare del loro potere. La vera libertà significa parità di condizioni, dove tutti competono ad armi pari e i cittadini hanno un autentico diritto di scelta”. L’indagine della commissione ha rilevato che Google detiene una posizione dominante nel mercato dei server pubblicitari per editori con il suo servizio “Dfp” e nel mercato degli strumenti per l’acquisto programmatico di annunci per l’open web con i suoi servizi “Google Ads” e “DV360”. Entrambi i mercati si estendono all’intero spazio economico europeo. In particolare, la commissione ha rilevato che, almeno tra il 2014 e oggi, Google ha abusato di queste posizioni dominanti in violazione dell’articolo 102 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Bruxelles ha concluso che queste condotte miravano a conferire intenzionalmente un vantaggio competitivo e potrebbero aver precluso l’accesso agli ad exchange concorrenti. La commissione ha ordinato a Google di porre fine a queste pratiche e di attuare misure per porre fine ai suoi conflitti di interesselungo la filiera dell’adtech. Google ha ora 60 giorni di tempo per informare la commissione delle misure che intende proporre a tal fine. Una volta ricevute, la commissione le valuterà per verificare se eliminano i conflitti di interesse. In caso contrario, fatto salvo il diritto di Google di essere ascoltata, la commissione procederà a imporre un rimedio appropriato. La commissione ha già espresso il suo parere preliminare secondo cui solo la cessione da parte di Google di una parte dei suoi servizi risolverebbe la situazione di conflitti di interessi, ma desidera prima ascoltare e valutare la proposta di Google.
Congo-Ruanda una pace fragile
[La perfidia per essere ancora peggiore prende le sembianze della bontà. Publilio Siro] Slitta ancora la partenza dalla Sicilia delle barche che aderiscono a Global Sumud Flotilla: non è più prevista per domenica 7 settembre, ma è stata spostata nei giorni successivi per rispettare i tempi tecnici delle partenze dalla Tunisia e di quelle già in viaggio da Barcellona per le quali è disponibile un sistema di tracciamento dal vivo su globalsumudflotilla.org. È quanto si legge in una nota degli organizzatori dell'iniziativa internazionale che salperà per Gaza per portare aiuti umanitari alla popolazione palestinese. "Siamo pronti - spiega la portavoce in Italia, Maria Elena Delia - ma dobbiamo capire che la dimensione della nostra missione è globale, non nazionale. Le partenze dalla Sicilia non possono essere scollegate al resto, ma avverranno in concerto con il resto della Global Sumud Flotilla. Non possiamo indicare con esattezza una data di partenza, ma questa avverrà solo quando le barche saranno salpate da Tunisi". Rimane confermato l'appuntamento di domenica 7 con la mobilitazione nazionale di Roma, con la fiaccolata prevista in partenza alle 19 da piazza Vittorio fino a Piramide, dove è "atteso un elevato livello di partecipazione popolare, comprendente personalità dello spettacolo, rappresentanze politiche, associazionistiche e sociali". La manifestazione sarà caratterizzata da performance spontanee, proiezioni e musica dal vivo. "Sono vietate - sottolineano i promotori - bandiere, vessilli o altri simboli di appartenenza a gruppi o partiti politici. Le uniche cose ammesse sono le fiaccole e le bandiere della Palestina". Nessuno, avviamente, manifesterà contro la guerra che contrappone due nazioni povere come il Ruanda e il Congo. Almeno 52 civili sono stati uccisi in attacchi dei ribelli delle Forze Democratiche Alleate (Fda) nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo (Rdc). Lo ha fatto sapere la Missione delle Nazioni Unite nella Rdc (Monusco). Questi attacchi hanno preso di mira diversi villaggi nella provincia orientale del Nord Kivu tra il 9 e il 16 agosto e il bilancio delle vittime "potrebbe aumentare", ha aggiunto. Le Forze Democratiche Alleate, avevano già massacrato più di 40 persone a fine luglio in una chiesa nella vicina provincia dell'Ituri. Oltre 40 persone sono state uccise in un attacco a una chiesa cattolica nell'est della Repubblica democratica del Congo da parte di ribelli sostenuti dallo Stato Islamico. Lo scrive l'Associated Press online citando i media locali, mentre l'esercito ha confermato almeno 10 vittime e un leader della società civile ha parlato di almeno 21 morti. Si ritiene che l'attacco sia stato compiuto da membri delle Forze Democratiche Alleate (Adf), armati di machete, che hanno fatto irruzione nella chiesa nella città di Komanda, nella provincia di Ituri, intorno all'una di notte. Diverse case e negozi sono stati incendiati. Ruanda e Congo hanno firmato oggi a Washington un accordo di pace per porre fine ai combattimenti che hanno causato migliaia di vittime, con i due Paesi che si sono impegnati a ritirare il loro sostegno alla guerriglia.Lo riportano i media americani. I due ministri degli Esteri, che sono stati ricevuti da Donald Trump nello Studio Ovale, hanno firmato l'accordo, mediato da Stati Uniti, Qatar e Unione Africana, alla presenza del segretario di Stato Usa Marco Rubio, che ha riconosciuto che c'è "ancora molto lavoro da fare".Trump ha rivendicato il risultato e dichiarato che gli Stati Uniti "otterranno molti diritti minerari dal Congo". L'intesa arriva dopo che il gruppo ribelle M23, una forza di etnia Tutsi ampiamente legata al Ruanda, è entrata nella zona orientale del Congo, da tempo turbolenta e ricca di minerali conquistando un vasto territorio, tra cui la città chiave di Goma. L'accordo non affronta esplicitamente le conquiste dell'M23, ma chiede al Ruanda di porre fine alle "misure difensive" adottate. Il Ruanda ha negato di aver sostenuto direttamente i ribelli ma ha chiesto la fine di un altro gruppo armato, le Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda, fondato da gruppi di etnia hutu legati ai massacri di tutsi nel genocidio del 1994. Il presidente del Congo Félix Tshisekedi ha candidato Donald Trump per il Nobel per la Pace dopo l'accordo tra il suo Paese e il Ruanda firmato oggi a Washington con la mediazione degli Stati Uniti. Lo ha annunciato una reporter congolese al presidente nello Studio Ovale. L'accordo di pace tra Congo e Ruanda "è storico e apre un nuovo capitolo di speranza". Lo ha detto Donald Trump nello Studio Ovale con i ministri degli Esteri dei due Paesi. L'intesa di pace tra Congo e Ruanda si chiamerà "accordo di Washington". Lo ha detto il ministro degli Esteri ruandese Olivier Nduhungirehe nello Studio Ovale con Donald Trump e la collega congolese Therese Kayikwamba Wagner. Il presidente americano è intervenuto dicendo "chiamiamolo Trump accord", ma ha subito precisato che stava scherzando. La cerimonia per l'intesa si terrà a breve alla Casa Bianca. La guerra civile nell’est della Repubblica Democratica del Congo ha raggiunto livelli di brutalità senza precedenti. Nel caos di una rivolta carceraria culminata in un’evasione di massa, centinaia di donne detenute nella prigione di Goma, dove si trovano gli orfanotrofi FED e SODAS, sono state stuprate e poi arse vive. Questo atroce episodio si inserisce in un conflitto che, iniziato tre anni fa, ha ripreso vigore nelle ultime settimane con scontri feroci tra le forze governative e i ribelli dell’M23, sostenuti dal Ruanda. Secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite, sono almeno 2.900 i morti registrati negli scontri per il controllo di Goma. La situazione sta rapidamente degenerando, con il conflitto che si estende ora al Sud Kivu, una regione strategica per il controllo di minerali preziosi come il coltan e il cobalto, indispensabili per le moderne tecnologie. Gli orribili eventi nella prigione di Goma risalgono al 27 gennaio. Vivian van de Perre, vicecapo della missione ONU Monusco, ha raccontato: “C’è stata un’evasione di massa con 4.000 detenuti fuggiti. In quella prigione c’erano anche alcune centinaia di donne. Tutte sono state stuprate, poi è stato incendiato il settore femminile. Sono tutte morte”. Nonostante la presenza dei caschi blu, i ribelli dell’M23 hanno imposto restrizioni che impediscono ai soccorritori di raccogliere prove e stabilire con certezza i responsabili della strage. L’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR) aveva già lanciato un allarme: la violenza sessuale viene sistematicamente usata come arma di guerra dai gruppi armati a Goma. Nel frattempo, le forze ribelli hanno lanciato una nuova offensiva contro le truppe congolesi, conquistando la città mineraria di Nyabibwe, nel Sud Kivu. Il portavoce del governo congolese ha denunciato che l’annunciata tregua umanitaria dell’M23 si è rivelata un semplice stratagemma per guadagnare tempo e riorganizzarsi militarmente. Le precedenti tregue concordate tra le parti non sono mai state rispettate, alimentando un conflitto che dal 2022 ha causato migliaia di vittime e una crisi umanitaria devastante, con centinaia di migliaia di sfollati. Per tentare di contenere l’escalation e scongiurare il rischio di una guerra regionale, sabato è previsto un vertice straordinario a Dar es Salaam tra il presidente congolese Félix Tshisekedi e il presidente ruandese Paul Kagame, sotto l’egida della Comunità degli Stati dell’Africa Orientale (EAC) e della Comunità di Sviluppo dell’Africa Meridionale (SADC). Tuttavia, il timore è che, come già accaduto in passato, i negoziati non riescano a fermare l’orrore che si sta consumando in Congo.
giovedì 4 settembre 2025
Giornata di disordini
[I cattivi hanno capito qualcosa che i buoni ignorano. Woody Allen] Idf e Shin Bet hanno annunciato l'eliminazione di Sabach Salim Sabach Daia, leader della Jihad islamica palestinese a Gaza, responsabile del sequestro di Shiri, Ariel e Kfir Bibas, poi uccisi nella Striscia dai terroristi. Daia era stato nominato di recente alla guida del gruppo dopo che tre suoi predecessori erano stati eliminati in attacchi dell'Idf negli ultimi mesi. Secondo le autorità israeliane, aveva un ruolo diretto nel reclutamento di terroristi in Cisgiordania e in Israele, promuovendo e realizzando attentati. I miliziani dell'organizzazione hanno avuto un ruolo centrale anche nel massacro del 7 ottobre, prendendo parte a uccisioni e rapimenti. Pur non avendo partecipato alla pianificazione dell'offensiva di Hamas, hanno sfruttato le linee di attacco dettate dal movimento islamista sul terreno. Il portavoce dell'Idf, il generale di brigata Efi Dufferin, ha dichiarato che le forze israeliane controllano il 40% del territorio di Gaza City. "Questa settimana abbiamo iniziato a mobilitare le forze di riserva che costituiscono un moltiplicatore di forze. Nell'ambito dell'operazione, le forze delle Idf stanno combattendo e manovrando all'interno di Gaza City, nel quartiere di Zeitoun e alla periferia del quartiere di Sheikh Radwan", ha osservato citato da Ynet. La 'Giornata di disordini' indetta per chiedere la liberazione degli ostaggi e la fine immediata della guerra è cominciata questa mattina presto con i manifestanti che hanno incendiato diversi cassonetti intorno alla residenza del premier Benyamin Netanyahu a Gerusalemme, per creare un 'anello di fuoco' attorno al luogo. Uno degli incendi è stato appiccato a 100 metri dalla residenza ufficiale del primo ministro. Le leader della protesta sono Anat Engerst, madre del rapito Matan, e Vicky Cohen, madre di Nimrod. Le manifestazioni sono iniziate spontaneamente alle 6,30 (5,30 in Italia) ma erano previste alla Knesset a mezzogiorno. La polizia di Gerusalemme in una nota ha dichiarato che cassonetti e pneumatici sono stati incendiati, danneggiando diverse auto, nei quartieri di Rehavia (la zona della residenza del premier) e Givat Ram a Gerusalemme. Residenti sono stati evacuati dagli edifici vicini, sebbene nessuno sia rimasto ferito. Le squadre di vigili del fuoco hanno spento gli incendi. In altre zone della Città Santa, decine di dimostranti, tra cui membri del gruppo 'Fratelli e Sorelle in Armi', si sono radunati davanti all'abitazione del ministro Ron Dermer, accusandolo di non essere riuscito a ottenere il ritorno di un singolo ostaggio con un accordo da quando è diventato il principale negoziatore di Israele. In una dichiarazione i manifestanti parlano di 'fallimento totale' dei colloqui e accusano il governo di capitolare di fronte all'estrema destra e di "affondare" una proposta di tregua accettata da Hamas. Intanto alcune persone si sono barricate nell'edificio della Biblioteca nazionale di Gerusalemme e sono salite sul tetto: la polizia sta negoziando con loro per farle scendere. La protesta si sta estendendo anche nella zona della Knesset. Il ministro degli Esteri di Israele Gideon Sa'ar ha fatto sapere che non ci sarà alcuna visita del presidente francese Emmanuel Macron se la Francia non rinuncerà a riconoscere lo Stato palestinese. Il ministro ha detto al telefono al diplomatico francese Jean-Noel Barrot che "non c'è spazio" per una visita "finché la Francia persiste nella sua iniziativa e nei suoi sforzi che danneggiano gli interessi nazionali e di sicurezza di Israele". Parigi dovrebbe "riconsiderare la sua iniziativa" di riconoscere uno Stato palestinese entro la fine del mese poiché una tale mossa minerebbe tra l'altro la stabilità regionale.
Sztrájk Wizz Air il 6/9
[Una persona è stupida se causa un danno a un’altra persona o ad un gruppo di persone senza realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo un danno. Carlo M. Cipolla] “Sciopero di 4 ore, sabato 6 settembre, dalle 12 alle 16, di piloti e assistenti di volo di Wizz Air”. Lo annuncia la Filt Cgil nazionale “in considerazione di gravi criticità nell’ambito della tutela dei diritti e degli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici della compagnia”. “In particolare alla base dello sciopero – spiega la Federazione dei trasporti della Cgil – ci sono, tra le varie ragioni, la revisione del trattamento economico, applicato ai dipendenti, senza alcuna preventiva consultazione o accordo con le organizzazioni sindacali rappresentative dei dipendenti stessi, la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori con la necessità di sviluppare modalità trasparenti di confronto con i rappresentanti dei lavoratori e, più strettamente legate alla delicata situazione geopolitica internazionale, le condizioni e le modalità di gestione dei voli da e per Tel Aviv. Lo sciopero, proclamato a seguito della chiusura negativa della fase di raffreddamento – afferma infine la Filt Cgil – si terrà nel rispetto delle disposizioni di legge”.
Qatargate israeliano
[Perché l’uomo ha nella sua natura questa orribile facoltà di godere con maggiore acutezza quando è consapevole di nuocere alla creatura da cui prende il godimento?Gabriele D’Annunzio] Il presidente del partito dei Democratici Yair Golan, ha presentato una memoria difensiva in risposta alla causa intentata contro di lui da Benyamin Netanyahu, che lo accusa di diffusione di menzogne sui legami dell'ufficio del premier con il Qatar. Nella sua difesa, Golan afferma che Netanyahu "ha ricevuto favori dal Qatar, che finanzia Hamas". Golan ha aggiunto che esistono "altri eventi che sollevano sospetti": tra cui informazioni su fondi che sarebbero stati trasferiti a Netanyahu e famiglia, alcuni dei quali collegati "all'acquisto di un appartamento in Inghilterra da parte del figlio Avner, avvenuto sotto falsa identità". Eli Feldstein e Yonatan Urich, i due principali collaboratori di Benjamin Netanyahu, sono stati arrestati nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto “Qatargate” che sta colpendo il governo israeliano. La polizia israeliana ha spiegato che i due sospettati sono stati arrestati nell’ambito delle indagini sui presunti legami illeciti tra alti funzionari del primo ministro e il Qatar. L’indagine, condotta dall’unità nazionale reati Lahav 433 della polizia e dallo Shin Bet, è stata avviata in seguito alle rivelazioni secondo cui l’ex portavoce di Netanyahu, Feldstein, accusato di aver danneggiato la sicurezza nazionale in un caso riguardante il furto e la fuga di notizie di documenti classificati delle Idf, lavorava per Doha tramite una società internazionale incaricata di fornire ai giornalisti israeliani storie favorevoli all’emirato, mentre era impiegato presso l’Ufficio del premier. Netanyahu sta attualmente parlando del caso con gli ufficiali dell’unità reati gravi Lahav 433 della polizia, anche se non è ancora considerato un sospettato. La procuratrice generale Gali Baharav-Miara , sfiduciata nei giorni scorsi dal governo dello stesso Netanyahu, ha ordinato alla polizia di convocare il capo del governo poco dopo che gli agenti hanno arrestato i suoi assistenti. Il premier è arrivato a Gerusalemme nel primo pomeriggio dopo aver lasciato il tribunale distrettuale di Tel Aviv, interrompendo il processo penale in cui è accusato di corruzione.