[La perfidia per essere ancora peggiore prende le sembianze della bontà. Publilio Siro] Slitta ancora la partenza dalla Sicilia delle barche che aderiscono a Global Sumud Flotilla: non è più prevista per domenica 7 settembre, ma è stata spostata nei giorni successivi per rispettare i tempi tecnici delle partenze dalla Tunisia e di quelle già in viaggio da Barcellona per le quali è disponibile un sistema di tracciamento dal vivo su globalsumudflotilla.org. È quanto si legge in una nota degli organizzatori dell'iniziativa internazionale che salperà per Gaza per portare aiuti umanitari alla popolazione palestinese. "Siamo pronti - spiega la portavoce in Italia, Maria Elena Delia - ma dobbiamo capire che la dimensione della nostra missione è globale, non nazionale. Le partenze dalla Sicilia non possono essere scollegate al resto, ma avverranno in concerto con il resto della Global Sumud Flotilla. Non possiamo indicare con esattezza una data di partenza, ma questa avverrà solo quando le barche saranno salpate da Tunisi". Rimane confermato l'appuntamento di domenica 7 con la mobilitazione nazionale di Roma, con la fiaccolata prevista in partenza alle 19 da piazza Vittorio fino a Piramide, dove è "atteso un elevato livello di partecipazione popolare, comprendente personalità dello spettacolo, rappresentanze politiche, associazionistiche e sociali". La manifestazione sarà caratterizzata da performance spontanee, proiezioni e musica dal vivo. "Sono vietate - sottolineano i promotori - bandiere, vessilli o altri simboli di appartenenza a gruppi o partiti politici. Le uniche cose ammesse sono le fiaccole e le bandiere della Palestina". Nessuno, avviamente, manifesterà contro la guerra che contrappone due nazioni povere come il Ruanda e il Congo. Almeno 52 civili sono stati uccisi in attacchi dei ribelli delle Forze Democratiche Alleate (Fda) nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo (Rdc). Lo ha fatto sapere la Missione delle Nazioni Unite nella Rdc (Monusco). Questi attacchi hanno preso di mira diversi villaggi nella provincia orientale del Nord Kivu tra il 9 e il 16 agosto e il bilancio delle vittime "potrebbe aumentare", ha aggiunto. Le Forze Democratiche Alleate, avevano già massacrato più di 40 persone a fine luglio in una chiesa nella vicina provincia dell'Ituri. Oltre 40 persone sono state uccise in un attacco a una chiesa cattolica nell'est della Repubblica democratica del Congo da parte di ribelli sostenuti dallo Stato Islamico. Lo scrive l'Associated Press online citando i media locali, mentre l'esercito ha confermato almeno 10 vittime e un leader della società civile ha parlato di almeno 21 morti. Si ritiene che l'attacco sia stato compiuto da membri delle Forze Democratiche Alleate (Adf), armati di machete, che hanno fatto irruzione nella chiesa nella città di Komanda, nella provincia di Ituri, intorno all'una di notte. Diverse case e negozi sono stati incendiati. Ruanda e Congo hanno firmato oggi a Washington un accordo di pace per porre fine ai combattimenti che hanno causato migliaia di vittime, con i due Paesi che si sono impegnati a ritirare il loro sostegno alla guerriglia.Lo riportano i media americani. I due ministri degli Esteri, che sono stati ricevuti da Donald Trump nello Studio Ovale, hanno firmato l'accordo, mediato da Stati Uniti, Qatar e Unione Africana, alla presenza del segretario di Stato Usa Marco Rubio, che ha riconosciuto che c'è "ancora molto lavoro da fare".Trump ha rivendicato il risultato e dichiarato che gli Stati Uniti "otterranno molti diritti minerari dal Congo". L'intesa arriva dopo che il gruppo ribelle M23, una forza di etnia Tutsi ampiamente legata al Ruanda, è entrata nella zona orientale del Congo, da tempo turbolenta e ricca di minerali conquistando un vasto territorio, tra cui la città chiave di Goma. L'accordo non affronta esplicitamente le conquiste dell'M23, ma chiede al Ruanda di porre fine alle "misure difensive" adottate. Il Ruanda ha negato di aver sostenuto direttamente i ribelli ma ha chiesto la fine di un altro gruppo armato, le Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda, fondato da gruppi di etnia hutu legati ai massacri di tutsi nel genocidio del 1994. Il presidente del Congo Félix Tshisekedi ha candidato Donald Trump per il Nobel per la Pace dopo l'accordo tra il suo Paese e il Ruanda firmato oggi a Washington con la mediazione degli Stati Uniti. Lo ha annunciato una reporter congolese al presidente nello Studio Ovale. L'accordo di pace tra Congo e Ruanda "è storico e apre un nuovo capitolo di speranza". Lo ha detto Donald Trump nello Studio Ovale con i ministri degli Esteri dei due Paesi. L'intesa di pace tra Congo e Ruanda si chiamerà "accordo di Washington". Lo ha detto il ministro degli Esteri ruandese Olivier Nduhungirehe nello Studio Ovale con Donald Trump e la collega congolese Therese Kayikwamba Wagner. Il presidente americano è intervenuto dicendo "chiamiamolo Trump accord", ma ha subito precisato che stava scherzando. La cerimonia per l'intesa si terrà a breve alla Casa Bianca. La guerra civile nell’est della Repubblica Democratica del Congo ha raggiunto livelli di brutalità senza precedenti. Nel caos di una rivolta carceraria culminata in un’evasione di massa, centinaia di donne detenute nella prigione di Goma, dove si trovano gli orfanotrofi FED e SODAS, sono state stuprate e poi arse vive. Questo atroce episodio si inserisce in un conflitto che, iniziato tre anni fa, ha ripreso vigore nelle ultime settimane con scontri feroci tra le forze governative e i ribelli dell’M23, sostenuti dal Ruanda. Secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite, sono almeno 2.900 i morti registrati negli scontri per il controllo di Goma. La situazione sta rapidamente degenerando, con il conflitto che si estende ora al Sud Kivu, una regione strategica per il controllo di minerali preziosi come il coltan e il cobalto, indispensabili per le moderne tecnologie. Gli orribili eventi nella prigione di Goma risalgono al 27 gennaio. Vivian van de Perre, vicecapo della missione ONU Monusco, ha raccontato: “C’è stata un’evasione di massa con 4.000 detenuti fuggiti. In quella prigione c’erano anche alcune centinaia di donne. Tutte sono state stuprate, poi è stato incendiato il settore femminile. Sono tutte morte”. Nonostante la presenza dei caschi blu, i ribelli dell’M23 hanno imposto restrizioni che impediscono ai soccorritori di raccogliere prove e stabilire con certezza i responsabili della strage. L’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR) aveva già lanciato un allarme: la violenza sessuale viene sistematicamente usata come arma di guerra dai gruppi armati a Goma. Nel frattempo, le forze ribelli hanno lanciato una nuova offensiva contro le truppe congolesi, conquistando la città mineraria di Nyabibwe, nel Sud Kivu. Il portavoce del governo congolese ha denunciato che l’annunciata tregua umanitaria dell’M23 si è rivelata un semplice stratagemma per guadagnare tempo e riorganizzarsi militarmente. Le precedenti tregue concordate tra le parti non sono mai state rispettate, alimentando un conflitto che dal 2022 ha causato migliaia di vittime e una crisi umanitaria devastante, con centinaia di migliaia di sfollati. Per tentare di contenere l’escalation e scongiurare il rischio di una guerra regionale, sabato è previsto un vertice straordinario a Dar es Salaam tra il presidente congolese Félix Tshisekedi e il presidente ruandese Paul Kagame, sotto l’egida della Comunità degli Stati dell’Africa Orientale (EAC) e della Comunità di Sviluppo dell’Africa Meridionale (SADC). Tuttavia, il timore è che, come già accaduto in passato, i negoziati non riescano a fermare l’orrore che si sta consumando in Congo.
Nessun commento:
Posta un commento