martedì 2 settembre 2025

Senza amici

[Non c’è alcun problema politico che non possa risolversi con l’inazione. Henri Queuille] Togliere i contatti su Facebook agli "ebrei": è l'invito scioccante sui social fatto da Luca Nivarra, ordinario di Diritto civile e decano del Dipartimento di Giurisprudenza a Palermo, che commenta in questo modo quanto avviene a Gaza."Non voglio intromettermi in questioni che non mi riguardano direttamente ma - scrive Nivarra - avendo a disposizione pochissimi strumenti per opporci all'Olocausto palestinese, un segnale, per quanto modesto, potrebbe consistere nel ritirare l'amicizia su Facebook ai vostri ‘amici’ ebrei, anche a quelli 'buoni', che si dichiarano disgustati da quello che sta facendo il governo di Israele e le Idf (Israel Defense Forces, ndr). Mentono e con la loro menzogna contribuiscono a coprire l'orrore: è una piccola, piccolissima cosa ma cominciamo a farli sentire soli, faccia a faccia con la mostruosità di cui sono complici". Il post ha suscitato una bufera tra i colleghi negli atenei italiani. Quella che Nivarra definirebbe una "ebrea buona" è Stefania Mazzone, docente di Storia delle dottrine politiche all'Università di Catania. "Molti dei giovani che protestano oggi - spiega all'Agi - ignorano cosa sia l'antisemitismo, ed esiste una generazione di docenti, in genere comunisti, che trasmettono veleno vero".  "D'altronde - prosegue - questo è ciò che voleva Hamas: colpire gli ebrei progressisti come me, che in passato ho fatto da scudo umano in un villaggio palestinese contro il fuoco israeliano e che ho contatti con colleghi israeliani che protestano contro il governo israeliano ancora prima del 7 ottobre". Un gruppo di dipendenti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) ha deciso di "rompere il silenzio" su quanto sta accadendo in Medio Oriente, dando vita a "una discussione su come l’Istituto sia chiamato a confrontarsi con le questioni etiche sollevate dai conflitti in corso e da ciò che sta accadendo in particolare in Palestina". Dal confronto è scaturito un documento  condiviso rivolto al presidente, al Consiglio d'amministrazione e al Consiglio scientifico dell'ente, in cui si chiede di "condannare le ripetute, gravissime e documentate violazioni dei diritti umani da parte del governo israeliano nella Striscia di Gaza, come attestato da organismi internazionali, Assemblea generale e Consiglio di sicurezza dell’Onu". Nel documento si chiede inoltre di sospendere gli accordi bilaterali Italia-Israele e di "implementare all’interno dell’Ingv principi etici e azioni pratiche volte a tutelare l'ente da rapporti di complicità e connivenza con paesi e istituzioni coinvolti in aggressioni e conflitti bellici condannati dalle Nazioni Unite". "Siamo convinti che l'Ingv - afferma il gruppo di dipendenti -, ente pubblico di ricerca, abbia una responsabilità nella costruzione di una società civile democratica che rispetti i diritti umani". La lettera che chiede agli organi istituzionali di prendere urgentemente una posizione inequivocabile e di tradurre le richieste in un piano d'azione immediato è stata al momento sottoscritta da più del 30% del personale, viene specificato. A Varsavia, in Polonia, durante un festival di cultura ebraica, il cantante israeliano David D’Or è stato contestato da due attivisti pro-Palestina : una donna ha provato a salire sul palco con una bandiera palestinese gridando “Free Palestine”, prima che uno dei due spruzzasse vernice rossa sul cantante e sugli altri musicisti dell’orchestra filarmonica. La donna è stata subito fermata dalla sicurezza e allontanata dall’auditorium. D’Or si è detto “orgoglioso di essere israeliano” e ha deciso di proseguire il concerto.


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