martedì 20 agosto 2024

Nuove accuse per Signorini

[La gola ha ucciso più uomini che la fame. Dal Talmud e dal Pirkei Avot] Una nuova tegola si abbatte sull'Autorità portuale e a rischiare è anche l'ex presidente Paolo Emilio Signorini, finito il 7 maggio in carcere nell'inchiesta per corruzione che ha coinvolto anche Giovanni Toti: potrebbe infatti finire nel registro degli indagati della procura dove ci sono già 8 nomi, tra appartenenti alla Regione e all'Authority, nell'inchiesta sui dragaggi in porto e nel canale di calma antistante la diga foranea di Sestri Ponente. Sulla vicenda indaga la pm Eugenia Menichetti insieme alla collega Monica Abbatecola della Direzione distrettuale antimafia. I reati contestati sono traffico illecito di rifiuti e una serie di violazioni in materia ambientale.     I lavori finiti nel mirino della procura servirebbero a consentire l'ingresso e l'attracco di navi di grande stazza. Il materiale sarebbe stato caricato dalle ditte appaltatrici su bettoline e scaricato nel bacino di Sestri Ponente. Una pratica che, secondo gli inquirenti, doveva essere autorizzata dal Ministero e non solo dalla Regione. Nei mesi scorsi era stato sentito in procura come persona informata dei fatti anche l'assessore regionale Giacomo Giampedrone. Mentre nei giorni scorsi sono stati convocati due funzionari regionali in qualità di indagati. A rischiare di finire nel registro è anche Signorini perché la procura sta risalendo a tutta la catena di dirigenti e funzionari che hanno firmato le autorizzazioni alle operazioni. Le pm vogliono anche capire se il materiale doveva essere considerato o meno un rifiuto e così essere sottoposto ad analisi chimiche e tossicologiche prime del riutilizzo. Cosa che non sarebbe stata fatta per ridurre i tempi e i costi. La vicenda era stata denunciata da due consiglieri regionali di opposizione.Nuove accuse di corruzione per l'ex presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Emilio Signorini e per l'ex presidente dell'Ente Bacini Mauro Vianello. È quanto emerge dagli atti depositati nel processo, che partirà il 5 novembre, a carico dell'ex presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, dell'imprenditore portuale Aldo Spinelli e della stessa ex guida dello scalo.     Al centro delle nuove accuse la maxi consulenza da 200 mila euro che Signorini, quando era amministratore delegato di Iren, aveva affidato a Vianello, presidente di Ente Bacini e titolare al 54% delle quote della Santa Barbara Srl, azienda che si occupa di attività anti-incendio in porto. Quest'ultimo era stato sottoposto a un'interdittiva perché accusato di aver corrotto Signorini in cambio dell'innalzamento a tavolino della tariffa oraria per chi fruisce dei servizi della società.     Da quanto scoperto dalla guardia di finanza, coordinata dai pm Federico Manotti e Luca Monteverde, già dopo poche settimane dall'inizio della collaborazione Vianello fatturò a Iren 120 mila euro, suddivisi in due tranche da 61 mila il 15 gennaio e il 28 febbraio. Per gli inquirenti l'ex capo del porto con quella consulenza voleva in qualche modo sdebitarsi per i precedenti favori.     La collaborazione era stata voluta fortemente da Signorini, come ha ricordato il presidente della multiutility Luca Dal Fabbro, sentito come persona informata dei fatti a giugno. "Signorini - il racconto del manager ai pm - non aveva informato il cda della consulenza a Vianello, in virtù della delega che aveva come amministratore delegato e direttore generale, che gli consentiva di affidarle entro i 250 mila euro… disse che la collaborazione era fondamentale ma fino a quel momento non avevamo avuto bisogno di consulenti di quel genere".     Alla domanda se nei sei mesi di consulenza Vianello abbia mai redatto pareri o documenti sulle attività svolte, Dal Fabbro ha detto di non averli mai visti. Una delle ipotesi è che parte dei soldi di quella consulenza dovesse essere restituita all'ex presidente dell'Autorità portuale.


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