[E la teoria, solo la teoria, a decidere ciò che dev’essere osservato. Einstein] "La tregua sta andando bene, Israele ha fatto retromarcia e sono molto orgoglioso di loro". Lo ha detto il presidente Usa Donald Trump in un punto stampa con Mark Rutte al summit della Nato a L'Aja. Senza rifornimenti americani o un maggiore coinvolgimento degli Stati Uniti, Israele può mantenere la sua difesa missilistica per altri 10-12 giorni se l'Iran manterrà i suoi attacchi costanti. Lo riporta il Washington Post citando alcune fonti informate, secondo le quali già entro la fine della settimana lo Stato ebraico potrebbe essere in grado di intercettare solo una parte minore di missili per razionare le sue munizioni difensive". Scrive Simone de Feo che nel suo editoriale sul Fatto Quotidiano Alessandro Orsini propone un’interpretazione drastica e parziale della guerra tra Israele e Iran, riducendola a una questione di missili contro aerei e di tempi di reazione. Il cuore della sua tesi è che Netanyahu stava perdendo la guerra in meno di dieci giorni, che Israele fosse sull’orlo della disfatta, e che l’intervento americano fosse inevitabile e salvifico. Ma questa narrazione, oltre a presentare una sequenza di nessi causali forzati, si fonda su una comprensione superficiale del concetto di deterrenza e del funzionamento reale degli equilibri strategici nella regione. La prima semplificazione grave riguarda la dicotomia aerei vs. missili. Orsini suggerisce che l’Iran fosse vincente perché i suoi missili sono più economici, più rapidi e non richiedono piloti o carburante. Ma questa visione ignora che il vantaggio missilistico iraniano è relativo e fortemente dipendente dal contesto: Teheran possiede una vasta gamma di missili balistici, ma la loro precisione è spesso limitata, e le difese antimissile israeliane — composte da sistemi multilivello come Iron Dome, David’s Sling e Arrow — sono tra le più avanzate al mondo, con tassi di intercettazione che variano dal 90% al 95% a seconda della minaccia.Orsini omette inoltre che Israele non ha impiegato tutte le sue risorse convenzionali nel confronto, proprio per non alimentare un’escalation diretta con l’Iran. Parlare di “vittoria iraniana” dopo nove giorni di scontri è, dunque, un’affermazione prematura e non supportata da evidenze militari o analitiche credibili. Il secondo errore strategico di Orsini consiste nel dipingere l’intervento americano come una sorta di atto disperato per “salvare Israele dallo schianto”. È un’impostazione retorica che omette un elemento chiave: la cooperazione militare tra Stati Uniti e Israele non è una concessione episodica, ma parte strutturale di una strategia condivisa di contenimento dell’Iran, che si sviluppa da decenni, su piani sia militari sia di intelligence.Definire l’azione di Washington come una scelta obbligata per impedire la sconfitta di Israele capovolge il rapporto di potere: nella realtà, è Israele a esercitare spesso un’azione di deterrenza proattiva che condiziona gli attori regionali, Iran compreso. L’eventuale bombardamento di Teheran, ammesso e non concesso, non sarebbe stato un segnale di debolezza israeliana, ma una forma di pressione calcolata per evitare che l’Iran travalicasse le linee rosse imposte sul piano nucleare.Secondo i dati del SIPRI, Stockholm International Peace Research Institute, tra il 2019 e il 2023, oltre il 95% delle armi acquistate da Israele proviene da Stati Uniti e Germania. Gli Stati Uniti sono il principale fornitore, con il 69% delle esportazioni, seguiti dalla Germania con il 30%. L’Italia si posiziona al terzo posto, con una quota dello 0,9%. L'esercito israeliano ha invitato i residenti di diversi quartieri della Striscia di Gaza settentrionale a evacuare, dove i suoi soldati stanno operando "con grande forza" contro il movimento islamista palestinese Hamas. Le forze israeliane "risponderanno con fermezza a qualsiasi atto terroristico o attacco missilistico", ha scritto il portavoce in lingua araba dell'esercito, Avichay Adree, sul suo account X. "Per la vostra sicurezza, evacuate immediatamente a sud, verso i rifugi di Gaza City", ha aggiunto. Quale esercito prima di attaccare informa la popolazione? Nessuno! Le truppe dell'Idf hanno recuperato il corpo dell'ostaggio ucciso Yair Yaakov durante un'operazione a Gaza. Lo ha annunciato il figlio Yagil, citato dal Times of Israel. Successivamente, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha riferito che le truppe israeliane hanno recuperato anche il corpo di un secondo ostaggio, ucciso nella Striscia. Il nome del secondo ostaggio non è ancora stato reso pubblico. Yaakov, 59 anni, è stato rapito dal kibbutz Nir Oz nell'attacco del 7 ottobre 2023, insieme alla sua compagna, Meirav Tal, e i figli Or e Yagil, questi ultimi tre rilasciati in seguito a un accordo con Hamas a novembre 2023. Yaakov è stato assassinato durante l'attacco del 7 ottobre e la sua morte è stata confermata dall'Idf nel febbraio 2024. "Insieme a tutti i cittadini israeliani, io e mia moglie esprimiamo le nostre più sentite condoglianze alle famiglie che hanno perso i loro cari", ha detto Netanyahu in una dichiarazione rilasciata dal suo ufficio. Anche il secondo ostaggio è stato rapito a Nir Oz durante l'attacco del 7 ottobre 2023. "Siamo giunti alla conclusione che non possiamo affermare che al momento in Iran ci sia uno sforzo sistematico per produrre un'arma nucleare". Lo ha detto il direttore dell'Aiea, Rafael Grossi, a Sky News. Il rapporto dell'Aiea, ampiamente citato da Israele, ha rilevato che l'Iran sta arricchendo il 60% di uranio, l'unico Paese al mondo a farlo. Quindi "c'erano elementi di preoccupazione", ha spiegato Grossi aggiungendo: "Ma dire che stanno costruendo e fabbricando un'arma nucleare, no, non l'abbiamo detto". I Paesi europei e gli Stati Uniti hanno presentato al consiglio dei governatori dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) una risoluzione che condanna la mancanza di cooperazione dell'Iran sulla questione nucleare. Lo si apprende da fonti diplomatiche. "Il testo è stato formalmente presentato" poco prima della mezzanotte di martedì, ha detto una fonte all'Afp, con una seconda che conferma l'informazione, prima della riunione del consiglio questa mattina a Vienna, sede dell'organismo delle Nazioni Unite.
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