[Basta che lei si metta a gridare in faccia a tutti la verità. Nessuno ci crede, e tutti la prendono per pazza! Il berretto a sonagli] All'Idf è stato notificato che due peacekeeper dell'Unifil sono stati "inavvertitamente feriti durante i combattimenti dell'esercito contro Hezbollah" nel sud del Libano. Lo riferisce l'esercito israeliano esprimendo "profonda preoccupazione per incidenti di questo tipo". Da questo pomeriggio tutti i servizi sono chiusi in Israele per lo Yom Kippur, il Giorno dell'Espiazione, il più sacro del calendario ebraico: quest'anno è la prima volta che Israele si trova in stato di guerra durante questa data dal 1973, quando fu attaccato dagli eserciti di Egitto e Siria. Il Paese rimane in stato di massima allerta a causa dei combattimenti a Gaza e in Libano. Alla luce della situazione di sicurezza, il comando del fronte interno dell'Idf ricorda alla popolazione che è possibile accendere una stazione radio che trasmetterà in silenzio ad eccezione delle sirene di allarme per i razzi, che saranno trasmesse ad alto volume, in tempo reale. I voli in entrata e in uscita dal Paese si sono fermati venerdì pomeriggio e riprenderanno solo una volta terminato lo Yom Kippur, sabato sera. Le strade sono praticamente vuote per tutta la durata del giorno."L'Idf prende ogni precauzione per ridurre al minimo i danni ai civili e alle forze di pace. Dato il complesso e difficile ambiente operativo in cui Hezbollah usa strutture civili e Unifil come scudi, l'Idf continuerà a fare sforzi per mitigare il rischio che tali sfortunati incidenti si ripetano", aggiunge. È fondamentale - spiega l'esercito - notare che l'Idf sta operando nel Libano meridionale nell'ambito di un conflitto in corso con Hezbollah, i cui terroristi e le cui infrastrutture si trovano nelle immediate vicinanze delle posizioni Unifil e rappresentano un rischio significativo per la sicurezza delle forze di pace".L'esercito libanese ha comunicato che gli israeliani hanno colpito una sua postazione uccidendo due militari. "Il nemico israeliano ha preso di mira una postazione militare a Kafra, nel sud, provocando due morti e tre feriti", ha annunciato l'esercito in un comunicato. Salgono così a quattro i soldati libanesi uccisi dal 23 settembre, quando Israele ha iniziato a intensificare i bombardamenti sul Libano. I primi dieci giorni di Tishrei, che iniziano con Rosh Hashanah e culminano con Yom Kippur, sono noti come Aseret Y’mei Teshuva, i dieci giorni di Teshuva. Se i primi due giorni di Tishrei (Rosh Hashanah) sono quelli del giudizio, a sottolineare l’attributo di giustizia di Dio, il decimo, il giorno dell’Espiazione, segna la misericordia di Dio. Il giorno di Yom Kippur è considerato il più sacro dell’anno ebraico. In Israele si ferma quasi tutto. In questo giorno finanche gli ebrei israeliani secolarizzati generalmente si astengono dal guidare, e le stazioni radio e le emittenti televisive di stato non trasmettono per circa 30 ore. Dal 1973 Yom Kippur ha come ulteriore significato la commemorazione per i soldati caduti in quella guerra traumatica che ebbe inizio proprio nel giorno della festività. Il digiuno di venticinque ore è preceduto da una festa, la Seudah Mafseket, che si svolge a cominciare dal pomeriggio della vigilia di Yom Kippur. Con il digiuno si applicano i divieti del sabato e altri cinque aggiuntivi: mangiare o bere, fare il bagno, applicare oli profumati, indossare scarpe di cuoio e avere rapporti sessuali. Ci sono almeno quattro interpretazioni sul significato di queste proibizioni, chiamate nel linguaggio biblico “affliggere l’anima” (Levitico 23:27). Una di queste dice che non impegnandoci in queste normali attività quotidiane, possiamo concentrarci meglio sulla Teshuva e sulle preghiere. Una seconda, basata su una delle letture bibliche del giorno (Isaia 57:14 – 58:14), interpreta il digiuno come un giorno di immedesimazione con i poveri e gli affamati e come un momento di esplorazione delle nostre responsabilità verso coloro che sono meno fortunati di noi. I mistici dicono che distogliendoci dal lavoro e dai consueti impegni quotidiani diventiamo come angeli. Ma la quarta interpretazione, molto diversa da quella dei mistici, sostiene che proprio negandoci queste azioni “terrene” ci confrontiamo realmente con la nostra umanità. Infatti, Yom Kippur è considerato un giorno in cui fare i conti con la nostra mortalità. E non a caso molte persone hanno l’abitudine di vestirsi di semplici abiti bianchi, che rimandano ai sudari in cui saranno avvolti prima della sepoltura. In questo giorno si recita anche una confessione comunitaria, come se i fedeli si preparassero alla loro fine. La sera di Yom Kippur è conosciuta come la notte del Kol Nidre, in riconoscimento del canto della celebre preghiera con cui si inaugura la festa. Tecnicamente, Kol Nidre non è neppure una preghiera, piuttosto una formula legale che ci assolve dai voti che abbiamo fatto nell’anno precedente, e che non siamo stati in grado di mantenere e da quelli in cui ci impegneremo per il futuro. L’importanza del Kol Nidre (letteralmente “tutti i voti”) sembra risiedere non tanto nelle parole del testo, quanto nell’ammaliante melodia con le quali esse sono tradizionalmente cantate. Molti ebrei anche non osservanti a Yom Kippur trascorrono la maggior parte della giornata in sinagoga. In un normale giorno feriale ci sono tre servizi: sera, mattina e pomeriggio; durante il capo mese, di sabato e nelle feste, ce ne sono quattro. Ma a Yom Kippur, nel corso della serata e del giorno successivo, i servizi sono cinque. La liturgia del mattino include una sezione che ricorda il rituale del Sommo Sacerdote nel periodo del Tempio. Durante il servizio pomeridiano, uno dei punti salienti è la lettura del libro di Giona, che descrive il processo di Teshuva del popolo di Ninive, a sottolineare la natura universale di questo concetto. L’intensità della preghiera accresce fino all’ultimo momento della giornata, quando viene suonato il colpo finale dello Shofar e la congregazione grida: “L’anno prossimo a Gerusalemme!”. In alcune comunità questa è l’occasione per danze scatenate, anche se a stomaco (molto) vuoto. I membri della congregazione tornano a casa per un pasto abbondante e poi cominciano (o, se hanno già iniziato, continuano) a costruire e decorare la Sukkah in cui “dimoreranno” per sette giorni nel corso della successiva festa di Tishrei: Sukkot. Per Yom Kippur il saluto è un po’ complicato. Sebbene non sarebbe inappropriato dire Shana Tova o Chag Sameach, ce n’è uno specifico per questo giorno: G’mar Chattima Tova. Questo saluto deriva da un’antica leggenda nella quale si narra che durante i Moadim l’Onnipotente siede in cielo, con tre libri innanzi a Lui. Gli interamente giusti sono iscritti subito nel libro della vita, mentre i completamente malvagi lo sono nel libro della morte e della distruzione. La maggior parte delle persone si trova tra questi due estremi. Il libro del proprio destino è scritto a Rosh Hashanah, ma fino a Yom Kippur non viene sigillato. Il destino di ciascuno sarà infine determinato dalle azioni compiute nel corso di questi dieci giorni. Se si intraprende il cammino della Teshuva, con la preghiera e la carità, un decreto negativo potrà essere ribaltato.
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