[Quando tuo padre t’ha messo al mondo, caro, il fatto è fatto. Non te ne liberi più finché non finisci di morire. I Quaderni di Serafino Gubbio] L'ipotesi di attacchi alle infrastrutture energetiche e petrolifere iraniane, evocata dagli Stati Uniti e da Israele come possibile ritorsione all'operazione condotta martedì dagli ayatollah contro lo Stato ebraico, ha infiammato i prezzi dell'oro nero e del gas per il peso strategico che Teheran ha nella produzione ed esportazione mondiale di idrocarburi. Membro dell'Opec, si stima che l'Iran contribuisca fino al 4% della domanda mondiale di greggio, grazie ai suoi giacimenti e alla sua capacità di lavorazione. Il Paese ha inoltre uno dei più grandi settori di raffinazione in Medio Oriente con circa 2,4 milioni di barili al giorno - secondo i dati degli analisti - di capacità, ripartiti in 10 principali siti. Le tre maggiori raffinerie sono l'impianto di Isfahan da 370.000 barili al giorno, la raffineria di Abadan, al confine con l'Iraq, da 360.000 barili al giorno, e il sito di Bandar Abbas da 320.000 barili al giorno. In quest'ultima località c'è anche il progetto Persian Gulf Star con una capacità di raffinazione di quasi 450mila barili al giorno che rifornisce il 40% del consumo del Paese. E, ancora, la raffineria della capitale. Siti a cui si aggiunge una rete di infrastrutture energetiche con oleodotti e gasdotti che corrono per tutto il Paese. Ma nel mirino di eventuali attacchi potrebbe finire in cima alla lista dei possibili obiettivi anche l'isola di Kharg, importante terminal petrolifero realizzato ai tempi dello scià di Persia Reza Phalevi, nodo del traffico delle petroliere dell'export iraniano. Export che riguarda circa un milione di barili al giorno di greggio e oltre 18 miliardi di metri cubi di gas, con destinazione l'India ma soprattutto la Cina, verso cui - stimano gli analisti - è diretto il 90% dell'export petrolifero iraniano, da anni soggetto alle sanzioni occidentali. E, ancora, tra gli obiettivi ci potrebbe essere la rete dei terminali petroliferi nella provincia di Hormozgan, così come il Mahshahr Oil Terminal, un porto situato sul canale Khor Musa. Tutti siti sensibili il cui danneggiamento colpirebbe seriamente la già debolissima economia iraniana. L'Iran è al terzo posto nella classifica mondiale di riserve petrolifere ed al secondo per le riserve di gas naturale (rispettivamente oltre il 13,3% e il 16% delle riserve globali, in base ai dati Opec).
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