lunedì 14 ottobre 2024

False verità

[L'ottimismo è il carburante che guida ogni combattimento. KAMALA HARRIS] L'ex Presidente della Corte d'appello di Palermo ed ex pm di Palermo Gioacchino Natoli ha trasmesso  alla Commissione Parlamentare per la Vigilanza dei servizi radiotelevisivi "un esposto a seguito della trasmissione Far West andata in onda il 27 novembre 2023, nel corso della quale è stata lanciata l’accusa gravissima alla mia onorabilità di avere indebitamente archiviato un procedimento penale contro i fratelli Buscemi e di avere poi disposto la smagnetizzazione delle bobine delle intercettazioni telefoniche", come spiega lo stesso ex magistrato oggi in pensione. "Nell’esposto ho rappresentato che il conduttore Sottile ha omesso di informare il pubblico televisivo che le bobine in realtà non sono state mai smagnetizzate rimanendo negli archivi della Procura della Repubblica di Palermo, come era stato pubblicato nei giorni precedenti dalla stampa. Ha omesso di interpellarmi prima della messa in onda per consentirmi di fornire la mia versione sui fatti. Ha omesso di fare alcun cenno nella successiva trasmissione del 4 dicembre ad una mia richiesta di rettifica inviata il 2 dicembre 2023, attraverso il mio legale di fiducia, che sulla base di inoppugnabile documentazione acquisita smentiva radicalmente le predette insinuazioni gravemente diffamatorie nei miei confronti", dice. E aggiunge: "Solo in data odierna, dopo che il quotidiano nazionale “il Fatto Quotidiano” ha pubblicato una mia intervista, nella quale ho potuto finalmente fornire e documentare la versione dei fatti che smentisce le predette insinuazioni, e dopo che ho rilasciato una intervista al TG3 della RAI, mi è stata proposta dai curatori della trasmissione Far West una intervista da mandare in onda nella puntata dell’11 dicembre 2023". "Tenuto conto del comportamento sin qui tenuto nei miei confronti, indicativo di un atteggiamento prevenuto, ho rappresentato che sono disponibile a rilasciare l’intervista solo a condizione che mi venga messa disposizione la registrazione integrale della stessa, in modo che in caso di tagli impropri io possa renderla pubblica nella sua interezza. Condizione che è stata accettata dai curatori". L'ex pm Gioacchino Natoli è pronto a mostrare alla Commissione Antimafia i documenti che attestano la disponibilità di intercettazioni disposte nel 1992 a carico dei fratelli palermitani Salvatore e Antonino Buscemi, nell'ambito di una inchiesta condotta dalla Procura di Massa Carrara con l'ipotesi di reato di riciclaggio. Nelle scorse settimane, il legale della famiglia di Paolo Borsellino, Fabio Trizzino, aveva lamentato l'indisponibilità di quelle intercettazioni eseguite a carico di persone poi coinvolte nell'inchiesta su mafia ed appalti in Sicilia, oggetto delle attenzioni del magistrato ucciso nell'eccidio di via D'Amelio.Colpo di scena nell'indagine che vede accusato di favoreggiamento a Cosa nostra l'ex pm antimafia palermitano Gioacchino Natoli. Una ricerca fatta dai legali del magistrato ha rivelato che l'ordine di distruzione delle intercettazioni e dei brogliacci dell'inchiesta sull' imprenditore mafioso Buscemi, indizio, per la Procura di Caltanissetta del tentativo di Natoli di affossare gli accertamenti, era un provvedimento prestampato, all'epoca, normalmente usato quando si archiviava o in casi definiti con sentenza. Una prassi, dunque. I difensori di Natoli hanno trovato lo stesso ordine prestampato in ben 62 altri procedimenti.In un articolo de La Verità "si afferma che la Procura di Caltanissetta, in occasione della mia audizione come testimone in un procedimento penale nei confronti di Gioacchino Natoli, mi avrebbe contestato il contenuto di mie conversazioni con il medesimo, casualmente intercettate, nel corso delle quali avremmo "aggiustato" le dichiarazioni che si apprestava a rendere all'Antimafia. È radicalmente falso" anche perché "non vi sarebbe stato nulla da contestare. Con Natoli ho condiviso un lunghissimo percorso di lavoro" "che ha reso normale un costante e approfondito scambio di idee tra noi". Lo scrive in una nota Roberto Scarpinato, replicando alle polemiche sollevate dalla pubblicazione dell'articolo.     "In questo contesto - prosegue il senatore dei 5 stelle -, dopo che nei suoi confronti dinanzi alla Commissione Parlamentare Antimafia erano stati sollevati sospetti di condotte illegali, mi ha esternato il proprio rincrescimento per l'infondatezza delle accuse e mi ha anticipato la sua ferma volontà di essere ascoltato dalla Commissione per esporre analiticamente le sue ragioni ed illustrare i documenti da lui progressivamente reperiti, che avrebbero dimostrato la regolarità della sua condotta. Ragioni che - ha sottolineato - mi ha esposto e che, in attesa di essere convocato dalla Commissione, aveva ritenuto anche di anticipare e rendere pubbliche con plurime interviste agli organi di stampa, dettagliandole infine nella sua audizione in Commissione".     "Ascoltando elementi a mio avviso rilevanti per la completa ricostruzione dei fatti - ha spiegato - ho esortato il dott.     Natoli a riferirle con rigore alla Commissione. È evidente il contenuto fuorviante e falsificatorio dell'articolo, per il quale valuterò con i miei legali come procedere, chiaramente finalizzato a supportare l'azione di quelle parti politiche che, sin dall'inizio dei lavori della Commissione Antimafia, hanno ripetutamente anticipato la loro volontà di escludermi dalle indagini conoscitive sulle stragi, in modo da impedirmi di apportare il mio contributo per fare luce su tutti i buchi neri, sui depistaggi, sui retroscena politici scottanti che possono coinvolgete personaggi 'intoccabili'. Non mi turba in alcun modo - ha concluso Scarpinato - l'essere stato intercettato, non avendo nulla da nascondere".     Sulla vicenda sono intervenuti diversi esponenti della maggioranza di centrodestra invitando Scarpinato a dimettersi dalla commissione Antimafia.


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