giovedì 19 settembre 2024

Palianytsia per Kiev

[Vivo alla morte, ma morto alla vita.Il fu Mattia Pascal] La questione dell'uso delle armi occidentali sul suolo russo da parte delle forze armate ucraine è alquanto complicata. In generale si può dire che la maggioranza dei Paesi europei non ha posto alcuna restrizione sul materiale fornito a Kiev. In questo campo si posso contare Finlandia, Svezia, Paesi Baltici, Polonia, Repubblica Ceca, Danimarca, Olanda e con tutta probabilità anche la Romania. È necessario però tracciare una distinzione tra armi altamente offensive - come i missili a lunga gittata - e convenzionali (ad esempio l'artiglieria). Ecco, qui le cose si complicano. La Germania, dopo grande riluttanza, lo scorso maggio ha permesso all'Ucraina di usare il suo materiale (ingente) anche sul suolo russo. "Dal nostro punto di vista, una volta che i mezzi entrano in Ucraina sono ucraini e possono farne ciò che vogliono", ha spiegato un portavoce del ministero della Difesa dopo il lancio dell'offensiva di Kiev nel Kursk. Detto questo, Berlino non fornisce missili a lungo raggio e il cancelliere Olaf Scholz si è sempre rifiutato di passare all'Ucraina i Taurus, che permetterebbero a Zelensky volendo di colpire Mosca. La Francia, insieme al Regno Unito, ha invece dato i missili Scalp/Storm Shadow. A maggio il presidente francese Emmanuel Macron aveva fatto capire di essere d'accordo all'uso dei missili di Parigi per colpire la basi militari in Russia da dove partivano gli attacchi verso l'Ucraina. Ma l'ok ufficiale non sembra essere mai arrivato. Anche Londra ha espresso remore. Recentemente il premier Keir Starmer si è recato negli Usa per coordinarsi con Joe Biden, in modo da avere una posizione comune, dato che gli Stati Uniti hanno fornito a Kiev i missili Atacms. Morale: al momento sembra che né Londra, né Parigi né Washington abbiano dato luce verde all'uso dei missili per colpire in profondità il territorio russo. Tra i contrari all'uso di qualunque arma in territorio russo c'è invece l'Italia, come ha ribadito più volte il governo. Il Belgio ha posto pubblicamente il veto all'utilizzo offensivo degli F-16 (benché il testo dell'accordo non ne faccia menzione) e anche la Spagna sembra restia a concedere le sue armi per attaccare la Russia. Ma tra limitazioni parziali e totali, è difficile generare una mappa accurata.  L’attacco ucraino che avrebbe distrutto il deposito di missili e di munizioni russe di Toropets, nell’oblast di Tver, sarebbe stato condotto con la nuova arma presentata recentemente dal presidente Volodymyr Zelesnky come una svolta nell’armamento di Kiev. Un’arma sviluppata, a suo dire, internamente, che si chiama Palianytsia. “In due anni e mezzo di guerra su larga scala, la Russia ha lanciato circa 10.000 missili di vario tipo e oltre 33.000 bombe plananti contro l’Ucraina. Fermare gli attacchi contro le nostre città può essere ottenuto colpendo i vettori di queste armi, ovvero gli aerei russi stazionati presso aeroporti militari”, scrisse il 25 agosto scorso Zelensky in un post su X, nel quale mostrava un video di United24 che mostrerebbe la nuova arma. “Ieri – spiegava – si è verificato il primo impiego in combattimento del nostro nuovo armamento: il drone missilistico a lungo raggio ucraino ‘Palianytsia’. È stato progettato internamente per distruggere il potenziale offensivo del nemico”. Palianytsa è un nome persino beffardo nei confronti dei russi. Indica un pane di frumento di forma rotonda ma, dall’inizio della guerra, ha assunto un altro valore, perché i russi non riescono a pronunciarla correttamente ed è quindi diventata uno “shibboleth”, cioè un modo di distinguere gli amici dai nemici. Ma cosa sappiamo di Palianytsia? Intanto gli esperti sono divisi su come definire quest’arma. Zelensky l’ha chiamata “drone missilistico”, mentre, parlando con Kyiv Independent, l’esperto di difesa Andryi Kharuk l’ha definito un “missile cruise ordinario, un classico missile cruise” che, in questo caso, ha come motore un turbojet. Nella sua valutazione si tratterebbe di un missile relativamente piccolo con una carica di poche decine di chilogrammi di esplosivo. Sulla base delle immagini diffuse da United24 col post di Zelensky, il missile appare caratterizzato da un corpo centrale con ali posizionate in avanti e una sezione di coda dotata di quattro superfici di controllo, una configurazione tipica dei missili da crociera. Lanciato da terra, il Palianytsia è alimentato da un motore turbojet, che gli consente di raggiungere capacità a lungo raggio. Il motore è presumibilmente regolabile per un’efficienza ottimale del carburante, permettendo al missile di mantenere una velocità di volo economica su distanze estese, secondo Defence blog. L’esatta portata dell’arma non è stata rivelata, ma secondo il video che l’Ucraina ha presentato pubblicamente, Palianytsia è in grado di raggiungere 20 basi aeree in profondità all’interno della Russia. Una di queste è la base di Savasleyka, situata a quasi 665 chilometri di distanza dal confine ucraino. Le tecnologie dell’arma non sono nuove, ma lo è il mix tecnologico che Kiev ha messo in campo, nonché la velocità di sviluppo dell’arma – un anno e mezzo secondo il video ucraino – e la sua economicità: il ministro del Digitale ucraino Mikhailo Fedorov ha sostenuto, parlando con l’agenzia di stampa Associated Press, che la produzione di uno di questi droni-missili costa solo un milione di dollari. Molte volte meno di un singolo missile russo. Nei giorni scorsi la Lituania ha promesso 11 milioni di dollari a Kiev per la costruzione di Palianytsia.“La produzione di droni missilistici – ha detto ancora il 25 agosto Zelensky – aumenterà, proprio come è avvenuto per la produzione dei nostri droni d’attacco a lungo raggio, la cui efficacia vediamo quasi quotidianamente”

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