lunedì 22 aprile 2024

Sentenza in arrivo Panama Papers

[L’attenzione che il mondo ha nei confronti di Gerusalemme è dovuta al fatto che è comunque un centro nervoso. Erri De Luca, ibidem] Si sono concluse a Panama le udienze del processo per presunto riciclaggio di denaro contro i vertici dello studio legale panamense Mossack Fonseca, epicentro dello scandalo internazionale "Panama Papers", e un'altra ventina di imputati. La sentenza verrà annunciata nelle prossime settimane. Il giudice Baloisa Marquinez ha approfittato del termine di 30 giorni lavorativi imposto dalla legge panamense per emettere il suo verdetto. Il pubblico ministero Isis Soto ha chiesto 12 anni di carcere, la pena massima per riciclaggio di denaro, per Jurgen Mossack e Ramon Fonseca, fondatori dell'azienda protagonista dello scandalo scoppiato nel 2016. "C'e’ stata davvero una grande ingiustizia che e’ stata commessa, non solo nei miei confronti, ma nei confronti di tutte le persone che hanno lavorato con me, che sono molte", ha dichiarato Mossack al termine dell'udienza. "Ribadisco che sia il mio socio che tutte le persone che hanno lavorato con me sono state persone serie, oneste e corrette", ha aggiunto. Soto ha inoltre chiesto condanne da 5 a 12 anni di reclusione per altri 24 imputati, in maggioranza ex dipendenti dell'azienda. Il processo e’ iniziato otto anni dopo che il Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi (ICIJ) ha pubblicato i "Panama Papers" il 3 aprile 2016. Questa indagine, basata su milioni di documenti dello studio legale Mossack Fonseca, ha rivelato come personalità di tutto il mondo nascondessero proprietà, aziende, beni e profitti per eludere le tasse o riciclare denaro. Per farlo avevano creato società opache, attraverso Mossack Fonseca, per aprire conti bancari e creare fondazioni di comodo in più Paesi con l'obiettivo di nascondere denaro, in alcuni casi proveniente da attività illecite. Vladimir Putin, ma anche gli ex governanti dell'Islanda, Sigmundur David Gunnlaugsson; dal Pakistan, Nawaz Sharif; dalla Gran Bretagna, David Cameron; e dall'Argentina Mauricio Macri; oltre alla stella del calcio argentino Lionel Messi sono alcuni dei nomi menzionati nei Papers. "I signori Jurgen Mossack e Ramon Fonseca hanno ricevuto e trasferito fondi da attività illecite avvenute in Germania e Argentina", ha detto il pubblico ministero Soto durante il processo. Secondo l'accusa, Mossack, 76 anni, e Fonseca, 71 anni, sono responsabili di aver facilitato attraverso lo studio legale la creazione di società opache in cui amministratori della multinazionale tedesca Siemens hanno depositato milioni di euro al di fuori della contabilità reale della società. Quella "scatola B" sarebbe servita per nascondere i soldi derivanti dal pagamento delle commissioni. L'ufficio panamense, secondo l'accusa, sarebbe stato utilizzato anche per ammassare denaro proveniente da una massiccia truffa in Argentina. Tuttavia, Guillermina McDonald, avvocato di Mossack e altri imputati, ha detto all'AFP che il processo presenta "difetti" e "profili di nullità". "Se c’è giustizia, dovrebbero essere assolti, non solo perché non è stato dimostrato alcun atto punibile o collegamento dei nostri clienti, ma perché il procedimento è nullo", ha aggiunto Mc Donald. Ramon Fonseca non si è presentato alle udienze perché ricoverato in ospedale. A causa dello scandalo, la società Mossack Fonseca chiuse i battenti, mentre l'immagine internazionale di Panama, accusata di essere un paradiso fiscale, venne gravemente colpita. Dopo i "Panama Papers" il Paese ha portato avanti alcune riforme giuridiche, che gli hanno permesso di uscire dalla "lista grigia" della Financial Action Task Force (GAFI) nel 2023. Resta comunque nella lista dei territori considerati "paradisi fiscali" dall'Unione Europea. "Una condanna sarebbe un precedente giudiziario diverso e nuovo, ma con meno impatto pratico oggi purché i cambiamenti normativi sono già avvenuti negli ultimi otto anni", Carlos Barsallo, ex presidente della sezione panamense della ONG Transparency International. Tuttavia, "se non ci fosse una condanna, difficilmente la comunità internazionale capirebbe e i pregiudizi su Panama finirebbero per trovare conferma". Ancor più lunga è la lista dei parenti o dei personaggi strettamente associati ai leader. Si va dal cognato del presidente cinese Xi Jinping, alla figlia dell'ex premier cinese Li Peng, agli amici del presidente russo Vladimir Putin, passando per il figlio del primo ministro malaysiano Najib Razak, i figli del premier pachistano Nawaz Sharif e quelli del presidente dell'Azerbaijan Ilham Aliyev, c'è anche il padre ormai morto del primo ministro britannico David Cameron. In merito Downing Street ha parlato di "questione privata" e chiesto una copia dei dati per esaminarli e agire "velocemente" nell'eventualità di casi di evasione fiscale. Coinvolto anche Nuraly Aliyev, vice sindaco di Astana e nipote del presidente kazako Nursultan Nazarbayev, azionista di una società con sede nelle Isole Vergini britanniche le cui attività principali sono comprare e vendere yatch di lusso. Ci sono poi alcuni parenti del re del Marocco Mohamed VI, Pilar di Borbone, sorella maggiore dell'ex re di Spagna Juan Carlos, Rami e Hafez Makhlouf, cugini del presidente siriano Bashar al-Assad. Grazie a tre società di comodo create appositamente alle Seychelles da Rami, discusso uomo d'affari in testa alla classifica della ricchezza in patria e cugino per parte materna del presidente Bashar al-Assad, il regime siriano era in grado di aggirare le sanzioni internazionali e di procurarsi i mezzi finanziari con cui alimentare la propria "macchina bellica", dice Le Monde. Coinvolto anche Juan Armando Hinojosa, imprenditore vicino al presidente messicano Enrique Penha Nieto. Compare anche il nome della moglie del commissario Ue all'energia Miguel Arias Canete con la società offshore Rinconada Investments Group, ma per Bruxelles il caso non pone problema in quanto inattiva da anni e su cui è comunque stata regolarizzata la posizione fiscale in Spagna. Rafael Català, il ministro della giustizia di Madrid, ha annunciato comunque che 'l'Agenzia tributaria verificherà se la situazione è legale, se è tutto in regola o se è stata violata qualche norma tributaria spagnola". Tra i nomi dei circa 800 italiani coinvolti, secondo l'Espresso anche il presidente di Alitalia e vicepresidente di Unicredit Luca di Montezemolo. Il quale ha replicato: "Né io né la mia famiglia abbiamo conti all'estero o società offshore". Negli stessi documenti segreti, come rivela L'Espresso, compare anche il nome di Giuseppe Donaldo Nicosia, sotto inchiesta a Milano per frode fiscale e bancarotta fraudolenta. Un'inchiesta in cui è coinvolto anche l'ex senatore di Forza Italia, Marcello Dell'Utri.


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