[Essere capaci di vivere in pace con le persone difficili e cattive è una grazia, e una cosa estremamente commendevole. Tommaso Da Kempis] È cominciata a Beirut la tanto attesa riunione del consiglio dei ministri libanese per discutere delle modalità del disarmo di Hezbollah, l'organizzazione paramilitare islamista sciita e antisionista fortemente indebolita dopo l'ultima guerra con Israele. Gli Stati Uniti e Israele chiedono con insistenza il disarmo di Hezbollah, che invece condiziona ogni concessione in tal senso alla fine dell’occupazione militare israeliana nel sud del paese dei cedri e alla cessazione dei quotidiani bombardamenti aerei dello Stato ebraico. I media libanesi riportano oggi che nel quadro delle complesse trattative politiche è emersa una formula di compromesso volta a superare le tensioni interne e a permettere l’approvazione solo formale del piano di disarmo. La soluzione elaborata prevede che il comandante dell’esercito, il generale Rodolphe Haykal, esponga oggi, durante il consiglio dei ministri, il piano preparato dall’istituzione militare. Questo documento, che ribadisce l’esclusività delle armi in mano allo Stato, come stabilito nella precedente riunione governativa del 5 agosto, non sarà sottoposto a una votazione formale. Secondo questa ipotesi, il ruolo del governo, di cui fanno parte anche ministri sciiti, alcuni dei quali considerati vicini a Hezbollah, si limiterà oggi a prendere atto di quanto presentato, per poi emanare una decisione ufficiale che loderà l’iniziativa dell’esercito e riconoscerà il valore delle misure intraprese per rafforzare l’autorità statale. Questo meccanismo permetterebbe all’esecutivo di accogliere il piano senza la necessità di adottare una nuova delibera o di esprimersi tramite un voto. Per quanto riguarda il piano dell’esercito libanese le informazioni circolate sulla stampa parlano di un’attuazione estesa su un periodo di quindici mesi, e non di tre o quattro mesi come richiesto invece dagli Stati Uniti. Inoltre, l’attuazione del piano sarebbe condizionata dal ritiro di Israele dal sud del Libano. Dal canto loro, media statunitensi affermano che Washington ha lanciato un severo avvertimento alle autorità libanesi alla vigilia dell’incontro, sottolineando come il tempo a disposizione per avviare azioni concrete volte al disarmo di Hezbollah stia per scadere. Il quotidiano The New York Times riporta che l’amministrazione del presidente Donald Trump ha insistito sul fatto che ulteriori ritardi potrebbero compromettere il sostegno finanziario degli Stati Uniti e dei paesi del Golfo o, persino, innescare una nuova offensiva militare da parte di Israele, considerata la minaccia più allarmante. Washington avverte infatti che Israele potrebbe ricorrere a un’operazione militare per “portare a termine la missione” in Libano. Intanto quattro dei cinque ministri libanesi membri di Hezbollah e del suo alleato Amal (acronimo dalla denominazione araba che letteralmente significa distaccamenti della resistenza libanese, l’organizzazione è diventata una delle più importanti milizie musulmane durante la guerra civile libanese) si sono ritirati poco fa dalla riunione del consiglio dei ministri per non prender parte alla discussione sul disarmo di Hezbollah. Lo riferiscono media locali, secondo i quali era prevedibile che per ragioni di formalità politica i quattro ministri di Hezbollah e Amal avrebbero lasciato l’aula per dissociarsi da ogni eventuale decisione presa dall’esecutivo. La riunione del governo prosegue, riferiscono i media in diretta dal palazzo presidenziale di Baabda dove è in corso il consiglio dei ministri. L'Unifil ha dichiarato che alcuni droni israeliani hanno sganciato quattro granate nei pressi delle forze di pace, in quello che è stato definito "uno degli attacchi più gravi" contro il proprio personale dal cessate il fuoco di novembre. "Alcuni droni delle Forze di Difesa Israeliane hanno sganciato quattro granate nei pressi delle forze di pace dell'Unifil impegnate a rimuovere i blocchi stradali che impedivano l'accesso a una postazione delle Nazioni Unite", ha dichiarato la forza Onu. "Una granata è caduta a meno di 20 metri di distanza dal personale e dai veicoli delle Nazioni Unite, mentre le altre tre sono cadute a circa 100 metri. I droni sono stati osservati mentre rientravano a sud della Linea Blu" scrive l'Unifil sul suo sito. "Le Idf erano state informate in anticipo dei lavori di sgombero stradale in corso da parte dell'Unifil nella zona, a sud-est del villaggio di Marwahin. Per motivi di sicurezza, i lavori sono stati sospesi a causa dell'incidente. Qualsiasi azione che metta in pericolo le forze di pace e i loro beni, nonché qualsiasi interferenza con i compiti loro assegnati, è inaccettabile e costituisce una grave violazione della Risoluzione 1701 e del diritto internazionale. È responsabilità delle Forze di Difesa Israeliane garantire la sicurezza e l'incolumità delle forze di pace che svolgono i compiti assegnati dal Consiglio di Sicurezza" si legge ancora. La decisione del governo libanese di disarmare Hezbollah prima della fine dell'anno potrebbe portare ad una guerra civile. Il monito è arrivato dal leader del movimento sciita, Naim Qassem, in un discorso diffuso dalla tv Al Manar. Qassem ha denunciato che con questa mossa il governo consegnerà il Paese a Israele, ma allo stesso tempo ha avvertito che Hezbollah è pronto a "dare battaglia" per preservare il proprio arsenale. Il suo discorso alla tv è avvenuto dopo un incontro con un alto funzionario della sicurezza dell'Iran, sponsor principale di Hezbollah. Il Libano che attende l'avvio nel pomeriggio della riunione del governo dedicata al piano per il disarmo di Hezbollah è ancora sotto choc dopo la campagna di bombardamenti aerei israeliani condotta nelle ultime ore a sud di Beirut e nel sud-est del Paese e che hanno fatto almeno 5 morti, secondo il governo di Beirut e i media libanesi E questo all'indomani di raid aerei israeliani contro caschi blu della missione Onu (Unifil). L'esecutivo guidato dal premier Nawaf Salam si riunisce oggi nella capitale assieme ai ministri sciiti, alcuni vicini a Hezbollah, per discutere del piano di disarmo del partito armato, fortemente indebolito politicamente e militarmente nell'ultima guerra contro Israele. Lo Stato ebraico, che continua a occupare parti del sud del Libano e che bombarda giornalmente il sud del Libano e altre regioni del paese, ha condotto nelle ultime ore una serie di raid nella regione di Sidone, 40 km a sud di Beirut, nella zona di Shebaa, nel settore orientale della linea di demarcazione tra i due paesi, e in quella di Tiro, 90 km a sud della capitale. Negli attacchi a Sidone - secondo Israele contro obiettivi di Hezbollah nella località di Ansariye - è morto un operaio siriano mentre altri tre sono rimasti feriti. Il sindaco di Ansariye e le autorità libanesi, citate oggi dai media, hanno condannato i raid aerei che hanno distrutto una serie di capannoni e di "attrezzature civili per la ricostruzione delle zone del sud" devastate dalla campagna militare israeliana del 2024. Dall'entrata in vigore del cessate il fuoco il 24 novembre 2024, almeno 310 persone sono state uccise in Libano nei bombardamenti israeliani, secondo i dati del ministero della sanità libanese e delle Nazioni Unite. Altri raid aerei israeliani avevano ieri preso di mira militari di Unifil, di cui fanno parte un migliaio di soldati italiani.
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