giovedì 26 giugno 2025

L'antidiabete

[Ci sono epoche e luoghi in cui essere nessuno è più onorevole che essere qualcuno. Carlos Ruiz Zafón]     La lotta al diabete e all'obesità si integra sempre di più e in modo netto a quella contro le malattie cardiovascolari. Il semaglutide, il farmaco contro il diabete e l'obesità, si dimostra un'arma salva-cuore tanto da essere destinato, alla luce dei risultati degli ultimi studi, a entrare ufficialmente nell'armamentario farmaceutico dei pazienti con alto rischio cardiovascolare. È il solo, infatti, che previene infarto ed ictus in tutti i pazienti ad alto rischio, anche in pillola.    Lo evidenziano i risultati di due nuovi diversi e ampi studi internazionali, condotti complessivamente su oltre 35mila persone: la pillola a base di semaglutide, prodotta da Novo Nordisk, ha verificato un'analisi pubblicata sul New England Journal of Medicine' e presentata all'annuale sessione scientifica ed expo dell'American College of Cardiology (Acc) a Chicago, riduce del 14% infarto, ictus e mortalità per cause cardiache in chi ha il diabete di tipo 2 e un rischio cardiovascolare elevato. Una seconda analisi, lo studio Score, ha accertato invece mentre che nella formulazione per via iniettiva protegge il cuore di chi non ha problemi di glicemia ma è sovrappeso od obeso, diminuendo fino al 57% il rischio di attacchi cardiaci, ictus e decessi.     I due studi internazionali sono stati presentati per la prima volta al congresso dell'American College of Cardiology (ACC).     La prima ricerca, di cui sono ora disponibili i risultati definitivi, è lo studio internazionale multicentrico SOUL, che ha coinvolto 9650 persone con diabete di tipo 2 e malattia cardiovascolare e/o insufficienza renale cronica, trattate con semaglutide per via orale o con placebo e seguite per 5 anni. La terapia con semaglutide, l'unico farmaco GLP-1 per cui sia approvata la formulazione orale, riduce del 14% il rischio di infarto, ictus e morte per cause cardiache e come sottolinea Pasquale Perrone Filardi, presidente della Società Italiana di Cardiologia (SIC), "l'effetto di protezione cardiovascolare è netto, l'utilizzo della pillola a base di semaglutide migliora la salute di cuore e vasi e previene la progressione dell'arteriosclerosi. Ha un'efficacia superiore rispetto a qualsiasi altra terapia orale anche nella riduzione dei valori di emoglobina glicata e nella diminuzione del peso corporeo, e tutto questo si traduce in una consistente azione protettiva sull'apparato cardiovascolare".     Sulla base dei nuovi risultati di protezione cardiovascolare è stata richiesta a FDA ed Ema un'estensione dell'indicazione d'uso per la riduzione del rischio cardiovascolare. "Dobbiamo tenere presente che una persona con diabete su tre ha anche una malattia cardiovascolare, perciò, è cruciale avere terapie che possano incidere su entrambe le condizioni - aggiunge Ciro Indolfi, presidente della Federazione Italiana di Cardiologia (FIC). Il meccanismo d'azione e gli effetti di semaglutide orale rendono perciò questo trattamento il gold standard per intervenire tempestivamente sulla riduzione del rischio cardiovascolare nelle persone con diabete di tipo 2". Con un secondo studio, lo SCORE, che è stato condotto su 27.963 persone adulte con una malattia cardiovascolare conclamata in sovrappeso od obesi, ma senza diabete di tipo 2 tra persone non trattate e pazienti in trattamento con semaglutide 2.4 mg per via iniettiva e persone, seguiti in media per circa 7 mesi, si è vista una riduzione del 57% del rischio relativo di infarto, ictus e mortalità per tutte le cause e un calo del 45% se si aggiunge anche il rischio relativo di ricoveri per scompenso cardiaco o di procedure dirivascolarizzazione. Un nuovo modello di assistenza che non si limiti al diabete, ma affronti anche le comorbidità e la complessa realtà della multi-cronicità; la semplificazione della Nota 100 di Aifa, per garantire un accesso più rapido ed efficace alle terapie; un aggiornamento dei Lea che risponda meglio alle esigenze delle persone con diabete, adeguando la tariffa della "visita diabetologica" e reinserendo prestazioni fondamentali per la diagnosi e la gestione delle complicanze del diabete, come l'esame del fondo oculare e la fotografia digitale del fondo per la retinopatia, da erogare in regime di esenzione per le persone con diabete. Tra le altre azioni ritenute necessarie secondo gli Esperti, il riconoscimento dell'attività fisica come strumento terapeutico, la creazione di una rete dedicata per la gestione della sindrome del piede diabetico, fondi per l'attuazione dello screening del diabete tipo 1 su scala nazionale.    Di fronte a una patologia con una prevalenza in Italia del 7% e destinata a crescere, così come in tutto il mondo, dove entro il 2030 ne saranno affetti circa 640 milioni di individui, è dunque evidente l'urgenza di una visione strategica per instaurare un cambio di paradigma in grado di contenere il problema. Il diabete, che da solo assorbe circa l'8% del budget sanitario totale, è anche la prima causa di ulteriori gravi complicanze cardiovascolari, renali, oculari e a carico degli arti inferiori, rappresentando un'emergenza sanitaria su cui intervenire tempestivamente.     In questo scenario, il diabetologo deve avere un ruolo centrale come primo referente clinico nella preservazione dello stato di salute oltre che nella diagnosi e cura delle complicanze della persona con diabete.


Nessun commento:

Posta un commento