venerdì 16 maggio 2025

A caccia di Sinwar

[L’uomo realizza pienamente la propria piena condizione umana quando produce senza la costrizione della necessità fisica di vendersi come merce. Ernesto Che Guevara] L'esercito israeliano ritiene che il comandante della brigata di Rafah, Mohammad Shabaneh, e alti esponenti del gruppo terroristico tra cui - secondo fonti arabe - anche il portavoce di Hamas Abu Obeida, si trovassero insieme nel bunker sotto l'Ospedale europeo bombardato ieri sera. Lo riporta Ynet.    L'Idf ha preso di mira il tunnel ritenendo che dentro il comando si trovasse Muhammad Sinwar, che ha sostituito il fratello Yahya nella leadership di Hamas dopo il suo assassinio.    Ancora non si hanno notizie sul suo destino. Shabana è uno dei comandanti che hanno dato inizio alla guerra. È di almeno due morti e diversi feriti il bilancio aggiornato dell'attacco lanciato nella notte dall'esercito israeliano sull'ospedale Nasser di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Lo riferisce Il ministero della Salute di Gaza, guidato da Hamas, scrive al Jazeera. Una delle due vittime è il giornalista palestinese Hassan Eslaih. L'esercito israeliano (Idf) ha reso noto su Telegram di aver colpito nella notte un "notevole" numero di "terroristi" di Hamss che operavano in un centro di comando e controllo situato nell'ospedale Nasser di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza.    Il centro "veniva utilizzato dai terroristi per pianificare e realizzare attacchi terroristici contro civili israeliani e truppe dell'Idf", si legge inoltre in un comunicato. Spietato, come il fratello Yahya.   Mohammed Sinwar, 49 anni, è un personaggio temuto tra i palestinesi di Gaza. E chi parla di lui si trincera dietro l'anonimato: "È capace di uccidere senza esitazione, è una figura spaventosa. La gente guardava a terra quando passava, per paura potesse fraintendere uno sguardo. E reagire. Nessuno a Gaza osa contraddirlo".    Come il fratello ucciso dall'Idf a Rafah, "capisce solo il potere e la violenza, e questa è l'eredità che gli ha lasciato Yahya". Un'eredità che molti osservatori scommettono possa tradursi anche nella leadership del gruppo. Anche se molte restano le incognite sulla successione del macellaio di Gaza. E diversi sono i nomi papabili. Primo tra tutti quello di Khaled Meshaal, che già alla morte di Haniyeh era dato come il designato, salvo poi essere scartato per Sinwar. Meshaal, 68 anni, originario della Cisgiordania e da anni rifugiato in Qatar, non sembra però avere - secondo gli analisti - l'influenza e l'autorità di un tempo sui quadri operativi e sui dirigenti rimasti a Gaza.     Mohammed invece ha avuto un ruolo chiave nell'orchestrare l'attacco del 7 ottobre, rendendolo una delle figure più ricercate a Gaza. Considerato uno degli architetti del massacro, è di fatto succeduto a Mohammed Deif, il 'fantasma di Hamas' ucciso due mesi fa e ritenuto la mente della strage al festival Nova e nei kibbutz.     I fratelli Sinwar hanno molto in comune, incluso il soprannome 'Abu Ibrahim', in onore del padre Ibrahim. Mohammed è stato un confidente fidato di Yahya, uno dei pochi che sapeva dei suoi spostamenti. Il suo ruolo emerse la prima volta nel 2005, quando Hamas ruppe la sua tradizionale segretezza e rivelò l'identità di sette comandanti degli attacchi agli israeliani e alle forze dell'Idf, indicandolo come il capo della Brigata Khan Younis. Già all'epoca Israele tentò più volte di assassinarlo: con i cecchini, con un doppio raid sulla sua casa e con una bomba nel muro della sua abitazione. Tutti falliti.     Una delle sue operazioni principali sarebbe stata l'organizzazione del rapimento del soldato israeliano Gilad Shalit nel 2006, che portò allo scambio di prigionieri in cui fu liberato il fratello Yahya. "Mohammed è diventato un personaggio importante nell'ala militare di Hamas. Quando Yahya Sinwar era in cella in Israele, si fidava del fatto che Mohammed avesse il controllo su Shalit", ha raccontato tempo fa Yuval Biton, che prima di essere capo dell'intelligence nel carcere dove è stato detenuto Sinwar è stato medico e dentista del penitenziario (contribuendo ai prelievi biometrici che hanno consentito l'incrocio del Dna per identificare il corpo).    Mohammed è nato a Khan Younis ed è stato tra le prime reclute di Hamas, partecipando alla Prima Intifada. Più volte sono circolate voci che fosse stato ucciso ed il suo nome era scomparso, per poi riapparire nel maggio 2022, in una breve intervista di 30 secondi ad Al Jazeera, tanto che alcuni media parlarono di lui come "colui che è tornato dalla morte".  L'emittente araba Al Jazeera afferma che è salito ad almeno 45 morti e decine di feriti il bilancio dei raid israeliani che stanotte hanno colpito Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza. E altre sei persone sarebbero morte dalla mezzanotte scorsa in attacchi dello Stato ebraico sull'enclave palestinese, sempre secondo Al Jazeera. Ieri sera le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno ordinato l'immediata evacuazione di alcune zone settentrionali della Striscia di Gaza, preannunciando un'operazione militare.  "Accordi storici" per 600 miliardi (tra cui uno record di 142 miliardi in armi), revoca delle sanzioni alla Siria, pressing sull'Iran per un accordo sul nucleare e su Israele per una tregua a Gaza, dove "la gente merita un futuro migliore". Il "Donald d'Arabia", come qualcuno ha ribattezzato il presidente americano per il suo primo viaggio all'estero nel secondo mandato, mescola affari stellari e la sua imprevedibile diplomazia nella tappa d'esordio a Riad. Un viaggio macchiato dalla decisione di accettare come regalo un Boeing super lusso dal Qatar e di escludere le agenzie di stampa dall'Air Force One. Ma il tycoon è stato accolto con tutti gli onori dal principe saudita ereditario Mohamed bin Salman tra i marmi e gli ori del sontuoso palazzo reale. "Ci piacciamo molto", ha detto Trump in uno scambio di lodi reciproche, accompagnato da una corte di ceo guidata da Elon Musk e comprendente tra gli altri Mark Zuckerberg, Sam Altman, Larry Fink, John Elkann. Se gli investimenti erano in qualche modo previsti, c'era invece molta attesa per la parte più politica del suo intervento al Saudi-Us Investment Forum, davanti a una platea di ricchi sceicchi al King Abdul Aziz International Conference Center. Il suo discorso ha gettato le basi per una (difficile) svolta in Medio Oriente dove, ha detto, "dopo tanti decenni di conflitto, finalmente è alla nostra portata raggiungere quel futuro che le generazioni prima di noi potevano solo sognare: una terra di pace, sicurezza, armonia, opportunità, innovazione e successi". "Davanti ai nostri occhi una nuova generazione di leader sta trascendendo gli antichi conflitti e le stanche divisioni del passato e sta forgiando un futuro in cui il Medio Oriente è definito dal commercio, non dal caos; dove esporta tecnologia, non terrorismo; e dove persone di nazioni, religioni e credi diversi costruiscono città insieme, non si bombardano a vicenda", ha proseguito. Rendendo così omaggio alla nuova classe dirigente dei Paesi del Golfo, che ha "perseguito le proprie visioni e tracciato il proprio destino a modo proprio", senza gli "interventismi occidentali" che hanno fallito a Kabul e a Baghdad. Il colpo ad effetto è stato l'annuncio della svolta sulla Siria, con la revoca delle sanzioni, il ripristino delle relazioni tra i due Paesi e l'apertura di credito verso il nuovo governo del presidente Ahmed Hussein al-Sharaa (al Jolani), che incontrerà a Riad. "In Siria, che ha conosciuto tanta miseria e morte, c'è un nuovo governo in cui dobbiamo tutti sperare affinché riesca a stabilizzare il Paese e mantenere la pace", ha spiegato tra gli applausi Trump, che ha maturato la decisione dopo aver parlato con MbS e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Apertura anche sul Libano, dove il tycoon si è detto pronto ad aiutare a "costruire un futuro di sviluppo economico e pace con i suoi vicini". Bastone e carota invece per l'Iran. "Sono qui non solo per condannare le scelte passate dei leader iraniani, ma per offrire loro una nuova e migliore strada verso un futuro molto più promettente" ha detto, ribadendo che vuole un accordo sul nucleare (inviso a Israele). Ma poi ha minacciato che, diversamente, "non avremo altra scelta che infliggere la massima pressione, portando a zero l'export del petrolio iraniano: ora spetta a Teheran decidere ma la nostra offerta non durerà per sempre", ha ammonito, riscuotendo un altro fragoroso applauso quando ha promesso che l'Iran "non avrà mai l'arma nucleare". Il commander in chief ha lanciato anche un messaggio al premier israeliano Benjamin Netanyahu (con cui è sceso il gelo), nel giorno in cui ha annunciato che l'esercito israeliano entrerà nella Striscia "con tutta la sua forza" nei prossimi giorni. "La gente di Gaza merita un futuro migliore", ha dichiarato tra le ovazioni, aggiungendo che è suo "fervido desiderio" che l'Arabia Saudita "si unisca presto agli Accordi di Abramo". Un obiettivo impossibile finché Bibi continua la sua guerra. Per questo Trump domani, nella seconda tappa del suo viaggio in Qatar, potrebbe presentare il suo piano per mettere fine al conflitto nella Striscia, "ordinando" poi a Netanyahu di rispettarlo, scrive Haaretz, secondo cui il rilascio da parte di Hamas dell'ostaggio israelo-americano Edan Alexander "indica un coordinamento tra Qatar e Stati Uniti". La diplomazia, come sempre con Trump, si intreccia agli affari. Di qui la firma con MbS di vari mega accordi con l'impegno di Riad a investire 600 miliardi di dollari negli Usa: dalle armi (142 miliardi) all'Ia (20 miliardi), dalla high tech all'energia, dalle infrastrutture alla sanità. Ma per il "Donald d'Arabia" si tratta di molto di più, "oltre mille miliardi", considerando gli accordi con altre grandi aziende americane come Amazon e Oracle. E, forse, anche le sue. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è tornato in Medio Oriente con un’agenda ambiziosa: ottenere nuovi accordi, riaprire i canali con vecchi nemici, e rilanciare un ordine regionale che guarda oltre i conflitti del passato. Ma lo sta facendo con una strategia che, almeno in apparenza, mette in secondo piano Israele e il suo primo ministro Benjamin Netanyahu. A Gerusalemme però i ministri di Bibi sottolineano: senza Israele, nessun accordo potrà davvero reggere. Nel corso della sua prima visita presidenziale nella regione dal ritorno alla Casa Bianca, Trump ha scelto di visitare Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, senza fare tappa in Israele. A Riyad, Trump ha partecipato al vertice del Consiglio di Cooperazione del Golfo ospitato dal principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. I due hanno discusso della minaccia iraniana. “Voglio fare un accordo con l’Iran, ma non possono avere l’arma nucleare. Mai”, ha promesso Trump. Poi, rivolgendosi direttamente a Teheran, ha chiesto “di smettere di finanziare il terrorismo e fermare le guerre per procura”. La Casa Bianca ha annunciato che Donald Trump incontrerà  il presidente siriano Ahmed Hussein al-Sharaa (al Jolani) a Riad. "Il presidente ha accettato di salutare il Presidente siriano mentre sarà in Arabia Saudita domani", si legge in una nota. Ma la svolta più evidente a Riyad è arrivata con l’incontro con il nuovo presidente siriano Ahmed al-Sharaa. È la prima volta in 25 anni che un presidente americano si confronta direttamente con un leader siriano, annunciando la fine delle sanzioni nei confronti di Damasco. Trump ha invitato al-Sharaa a unirsi agli Accordi di Abramo e a “espellere i terroristi palestinesi” presenti nel paese. Secondo la Casa Bianca, ha anche chiesto “di assumere il controllo dei campi dove sono detenuti i combattenti dell’ISIS”. Sharaa, ex leader di un gruppo jihadista, è stato definito da Trump “un ragazzo giovane, tosto, con un passato molto forte.  Erdogan pensa che possa farcela a tenere unito il paese”.
Un alto funzionario israeliano, riporta Kan, ha confermato che Netanyahu, durante la sua visita a Washington lo scorso mese, aveva chiesto a Trump di non togliere le sanzioni alla Siria. Il timore israeliano è che il confine nord diventi un nuovo punto vulnerabile, sul modello dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Ma il presidente Usa è andato avanti, citando le richieste in tal senso da parte dell’Arabia Saudita e della Turchia. A Gerusalemme, l’ufficio del primo ministro non ha commentato ufficialmente. Durante il viaggio, Trump ha anche rivendicato la liberazione di Edan Alexander, il 21enne con passaporto israeliano e americano liberato da Hamas dopo 584 giorni di prigionia. “Se non fosse stato per noi, oggi non sarebbe vivo. Probabilmente nessuno degli ostaggi lo sarebbe”, ha dichiarato ai giornalisti sull’Air Force One. Nelle stesse ore i genitori di Alexander hanno ringraziato pubblicamente Trump e i suoi inviati, ma non hanno nominato Netanyahu. Hanno invece chiesto di impegnarsi subito per liberare gli altri 58 ostaggi ancora a Gaza, tra cui si ritiene 20 siano ancora in vita. Nel mezzo di questo scenario già complicato, si è inserita la voce di Emmanuel Macron. Il presidente francese ha criticato la politica israeliana sugli aiuti umanitari a Gaza, definendola “vergognosa e inaccettabile”. Immediata la reazione di Netanyahu, che ha accusato l’inquilino dell’Eliseo di “ripetere la propaganda di un’organizzazione terroristica” e di “diffondere accuse di sangue contro lo stato ebraico”. “Israele è in guerra per la sua sopravvivenza”, ha aggiunto l’ufficio del primo ministro, “e il nostro obiettivo resta quello di liberare tutti gli ostaggi, sconfiggere Hamas e impedire che Gaza torni a essere una minaccia”. Le forze armate israeliane (Idf) hanno diramato un avviso ai civili di sgomberare i porti dello Yemen gestiti dai ribelli filoiraniani Houthi: una prassi che anticipa raid militari israeliani. Questa mattina Israele afferma di aver intercettato un missile lanciato dal territorio yemenita.    "Visto che il regime terroristico Houthi utilizza i porti marittimi per le sue attività terroristiche, invitiamo coloro che si trovano in questi porti a evacuare e a tenersi lontani fino a nuovo avviso", ha scritto il portavoce in arabo dell'esercito israeliano Avichay Adraee su X, allertando i porti yemeniti di Ras Issa, Hodeida e Salif.

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