domenica 22 settembre 2024

Hezbollah attacca Israele

[I filosofi hanno il torto di non pensare alle bestie e davanti agli occhi di una bestia crolla come un castello di carte qualunque sistema filosofico. Saggi, poesie, scritti varii] "Il fatto che non si faccia distinguo tra aggressore e aggredito è una nostra colpa morale e una nostra responsabilità. Israele ha un solo obbligo: vincere questa guerra. Il che significa due cose: riportare a casa gli ostaggi e distruggere l'infrastruttura militare di Hamas". Lo ha detto a Pordenonelegge Bernard-Henri Lévy, saggista francese di origine ebraica, ospite del festival del libro per presentare "Solitudine di Israele" (La nave di Teseo).     "Israele è sempre stato perseguitato" ha proseguito l'autore.     "Quando si è vittime di un attacco dell'entità del 7 ottobre, e quando gli autori di questo attacco dicono 'il nostro obiettivo è una Palestina libera dal mare fino al fiume', significa la scomparsa totale di Israele. E se le persone che dicono queste cose hanno alleati potenti come Hezbollah, l'Iran, e la Russia, come può un paese piccolo come Israele essere definito persecutore?".     "Se domani i paesi europei ammettessero di aver commesso un errore fin qui e riconoscessero lo stato palestinese, la conclusione tratta sarebbe che quando si chiedono le cose con metodi pacifici, non si ottiene nulla. Quando si negozia e si dialoga, non si ottiene nulla. Ma quando si prendono degli ostaggi, quando si trucidano e si stuprano migliaia di persone innocenti, quando si prende un intero popolo in ostaggio, allora si ottiene ciò che si vuole. È questo il messaggio che vogliamo inviare?" "Dopo la sconfitta di Hamas, credo che il popolo palestinese si risveglierebbe e capirebbe finalmente di essere stato condotto in un vicolo cieco, in un'impasse: sarebbe un po' come per i tedeschi dopo il '45, con le debite proporzioni" ha concluso Levy. "Un intero popolo è stato stregato, si risveglia, e capisce che non c'è alcuna altra soluzione che il dialogo, l'accettazione dell'altro, e la divisione e condivisione della terra. Quel giorno, tutto sarà possibile". "Abbiamo inferto a Hezbollah una serie di colpi che non immaginava. Se non ha capito il messaggio, vi assicuro che ora capirà. Siamo determinati a riportare i nostri residenti nel nord sani e salvi alle loro case. Faremo tutto il necessario per ripristinare la sicurezza", ha dichiarato il premier israeliano Benyamin Netanyahu commentando l'escalation al nord delle ultime ore.  Attacco in profondità nel territorio israeliano, lanciato da Hezbollah dal confine del Libano. Secondo quanto riferito dall’esercito di Israele e dai media internazionali almeno 115 razzi sono stati lanciati, fino in direzione della città di Haifa. L’IDF ha fatto sapere che l’obiettivo erano zone abitate da civili nel nord di Israele e che il sistema antimissile Iron Dome ha intercettato la maggior parte dei razzi. Secondo il servizio di emergenza israeliano tre persone sono rimaste ferite negli attacchi, che stanno continuano. "Metà degli ostaggi tenuti prigionieri a Gaza è ancora in vita". Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu intervenendo a una seduta a porte chiuse in Commissione Esteri e Sicurezza della Knesset, come riferisce la tv Kan. Riferendosi al futuro di Gaza, Netanyahu ha sottolineato: "Per me il governo militare non è l'obiettivo. Non annettiamo Gaza".


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